Mercoledì 24 Aprile 2024

Letta contro il Jobs Act. Ecco che cosa fu il "blairismo"

Letta chiede di rinnegare il "blairismo". Ma che cosa fu veramente quella stagione? Che cosa prevedeva? Perché la sinistra-sinistra non l'ha mai digerito?

L'ex premier inglese Tony Blair (ANSA)

L'ex premier inglese Tony Blair (ANSA)

È bastato un tweet del segretario dem, Enrico Letta, in cui si cita l’ex primo ministro inglese, simbolo della svolta ‘capitalista’ del Labour Party, per accendere la polemica tra l’ala sinistra del partito e i «liberali» di Italia viva e Azione. “Archivieranno Blair, dopo aver abolito la povertà con il reddito di cittadinanza”, scrive Matteo Renzi. Il quale, Tony Blair (a stento, però, i due si conoscono) lo ha sempre adorato e, da segretario del Pd, ha provato pure a imitarlo. CHE COSA E’ (STATO) IL BLAIRISMO? Ma cosa fu, esattamente, la stagione di Blair o del ‘blairismo’ che Letta vuole ‘archiviare’? Il neologismo viene da Tony Blair, il premier inglese che, vincendo una lunga serie di regolari congressi, impose la sua guida al Labour dal 1994 al 2007 e, soprattutto, fu primo ministro dal 1997 al 2007, quando perse, insieme, governo e partito. In pratica, volendo banalizzare, il concetto di fondo del blairismo era che la Sinistra andava ‘modernizzata’ e che – si sarebbe detto ai tempi in cui la socialdemocrazia tedesca si contrapponeva ai bolscevichi russi – la pecora del capitalismo andava tosata, non uccisa. Sul tema furono scritti lunghi e corposi saggi politici e accademici. Il blairismo voleva ‘aiutare’ le imprese, archiviare lo strapotere dei sindacati (in Uk si chiamano ‘Trade Unions’ e sono sempre state di super-sinistra), all’occorrenza ‘fare la guerra’ (in Iraq, Kossovo, Libia o altrove) e, in buona sostanza, ripiegare le ’rosse bandiere’. Presso la sinistra italiana il blairismo non ha mai avuto vita facile. Letta arriva buon ultimo. Prima di lui il compito di rinnegare il blairismo era già stato portato a termine, con successo, da due segretari: Pier Luigi Bersani e Nicola Zingaretti. Non che, in verità, il ‘blairismo’ sia mai stata una ‘moneta’ di facile corso, nella Storia della Sinistra. Visto che i nostri ‘leader maximi’ (da Achille Occhetto a Massimo D’Alema, da Piero Fassino) provengono dalla litania del Pci-Ds-Pds-Pd. Uniche eccezioni Walter Veltroni, ‘tifoso’ di Blair, e pur non provenendo dai Ds, Matteo Renzi. L’ULIVO ‘MONDIALE’ E UNA STAGIONE ORMAI FINITA L’altra citazione d’obbligo di quella stagione è per Bill Clinton, anche lui espressione di una certa «sinistra liberal» e dell’altra idea forte a metà anni Novanta, quando si fece largo il concetto di Ulivo ‘Mondiale’ (sic), cui partecipò almeno in parte anche il fondatore dell’Ulivo (italico), Romano Prodi. Di questo fronte Blair e il blairismo erano parte integrante. Poi quella stagione finì, Blair fu sconfitto dal radicale di sinistra (e, di fatto, anti-semita) Jeremy Corbyn, che impose, a sua volta, un lungo regno nel Labour (2015-2020), ma perse tutte le elezioni politiche. Solo da pochi anni, i laburisti inglesi sono usciti dalle macerie che Corbyn ha lasciato loro in triste eredità, eleggendo, guarda un po’, un post-blairiano a loro leader, Keir Starmer dal 2020. Insomma, voler ‘archiviare’ una stagione che, nei fatti, non esiste più da decenni, è assai singolare.