Firenze, 19 febbraio 2021 - Ora che abbiamo un governo, ora che i partiti hanno giurato fedeltà alla causa del Paese, resta una vertigine sul futuro: e se fallissero, anche loro? Possiamo fidarci, di nuovo, di loro? È stata forse la parola più usata e abusata in questi giorni marziani: fiducia. La fiducia dei partiti e delle correnti, la fiducia dei responsabili, degli amici diventati nemici, degli alleati traditori e di quelli traditi, dei cospirazionisti e dei costruttori. La fiducia che non c’è e quella raccattata all’ultimo voto, la fiducia infine trovata a maggioranza piena, in Senato prima e alla Camera poi, attorno a Mario Draghi.
Fidarsi è diventato il mantra della pandemia – fidarsi dei medici, della scienza, delle curve di contagio –, è diventato il punteruolo che ha spaccato generazioni e categorie sociali: i giovani contro i vecchi, i non garantiti contro i garantiti, i sani contro i malati.
E dunque Draghi e il suo governo dovranno ripartire da qui: dal ritrovamento di una coesione sfilacciata da anni di cronica crisi, e poi distrutta dal Covid. La coesione si fa anche con le parole: le parole di Draghi, in questi giorni decisivi, non hanno cercato la contrapposizione. Mi ha colpito questo: il premier ha parlato di donne, di giovani, di ambiente – quegli zuccherini che in ogni bel discorso servono a farci sentire tutti più buoni – con un margine di concretezza che mi ha strappato un po’ di fiducia (ecco, l’ho detto). Perché non ha usato nessuna velleità rivoluzionaria destinata a fallire: anziani da rottamare, fate largo ai giovani, saremo tutti più green, è scoccata l’ora delle donne. Draghi ha fatto leva sull’unica argomentazione solida: riequilibrare i diritti è il solo modo per immaginare un’Italia più giusta, ma anche più ricca. Solo così la battaglia per delle categorie – per le donne, per i giovani, per l’ambiente – diventa la battaglia per tutti.
Impossibile sapere se ce la faremo. Di certo, il futuro dopo il Covid non è un interruttore che si riaccende, per citare Draghi, ma è qualcosa che possiamo reinventare insieme. Inevitabilmente pronti a fidarci, ancora una volta.