Giovedì 25 Aprile 2024

Vendere energia elettrica alla rete nazionale: cosa bisogna sapere

Gli impianti che producono energia da fonti rinnovabili possono vendere quella in eccesso, ecco come

Come vendere energia al GSE

Come vendere energia al GSE

Chi produce energia in modo autonomo ha la possibilità di venderla alla rete nazionale. Gli impianti domestici e commerciali, ad esempio aziende e magazzini, possono vendere al GSE, il Gestore dei Servizi Nazionali, l’energia non autoconsumata.I meccanismi con cui si può vendere energia elettrica alla rete nazionale sono due: uno è lo scambio sul posto, indicato dall’acronimo SSP; l’altro è il ritiro dedicato, indicato dall’acronimo RID. Chi ha un impianto che produce energia da fonti rinnovabili può quindi sia risparmiare sul costo dell’energia, producendo la quantità necessaria a un’abitazione o a un’attività commerciale, sia guadagnare vendendo l’eccedenza allo Stato.

SSP: cos’è lo scambio sul posto

Lo scambio sul posto è un meccanismo che permette di immettere nella rete elettrica l’energia prodotta dal proprio impianto per poi prelevarla al momento del bisogno. Consente quindi di immagazzinare energia prodotta ma non consumata.In questo modo si utilizza il sistema elettrico per accumulare virtualmente energia elettrica prodotta dal proprio impianto e utilizzarla quando non se ne produce a sufficienza, ad esempio durante le ore notturne.Lo scambio sul posto è un servizio erogato dal Gestore dei Servizi Energetici, il GSE. La condizione necessaria per usufruirne è possedere un impianto per il consumo e la produzione di energiaelettrica connesso alla rete pubblica in un unico punto e la cui potenza non superi i 50kW.La quantità di energia ceduta e ricevuta dalla rete nazionale viene calcolata tramite contatori.

Come funziona lo scambio sul posto

Chi usufruisce del servizio di scambio sul posto ottiene un parziale rimborso delle bollette già pagate.L’importo è calcolato in base all’energia immessa in rete, che viene pagata al prezzo di mercato del chilowattora e a cui vengono aggiunti anche oneri e servizi.vLo scambio sul posto permette quindi di cedere energia alla rete pubblica durante la fase produzione e di prenderla quando il proprio impianto non ne produce abbastanza.

Il guadagno avviene in base alla differenza tra la quantità di energia ceduta e la quantità di energia prelevata. Tale differenza sarà poi rimborsata in bolletta. Il rimborso è semestrale e annuale; in quest’ultimo caso si tratta di un conguaglio.

RID: cos’è il ritiro dedicato

Il Ritiro Dedicato è definito dal GSE “una modalità semplificata a disposizione dei produttori per la commercializzazione dell'energia elettrica prodotta e immessa in rete”.

Il RID consente quindi di vendere l’energia prodotta dal proprio impianto direttamente al GSE, che la paga un determinato prezzo per ogni chilowattora immesso in rete. La produzione di energia può avvenire tramite fonti diverse.

In caso di impianti di potenza inferiore a 10MVA la fonte può essere qualunque. La sigla MVA indica i Megawatt ampere, cioè l’unità di misura della potenza apparente, che si riferisce alla corrente e alla tensione totali in un circuito elettrico.In caso di impianti che producono energia con fonti rinnovabili, come la solare, la eolica, la geotermica, non c’è limite di potenza.

Come funziona il ritiro dedicato

Con il ritiro dedicato il GSE ricopre il ruolo di acquirente e intermediario tra il produttore e il mercato dell’energia. Ciò comporta la semplificazione delle procedure e allo stesso tempo garantisce una redditività più sicura.Con il ritiro dedicato non ci sono costi per oneri e servizi come invece avviene per lo scambio sul posto. Il GSE paga l’energia in base al prezzo di mercato, ma offrendo un prezzo minimo garantito per ogni chilowattora di energia immessa in rete.Le tariffe sono stabilite da ARERA, l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente.Il nome ritiro dedicato può suscitare confusione, ma in definitiva questa modalità è in tutto e per tutto una vendita di energia dato che consiste nella cessione al GSE dell’energia elettrica immessa in rete dagli impianti di proprietà di chi stipula il contratto.Il ritiro dedicato non è compatibile con il servizio di scambio sul posto, ma consiste in un’alternativa per chi ha impianti che non superano la potenza di 50kW.

É invece una scelta obbligata per chi ha impianti di potenza superiore.

Come attivare lo SSP o il RID

Sono due le modalità per accedere al servizio di scambio sul posto o ritiro dedicato e vendere energia elettrica alla rete nazionale:- il Modello Unico: una procedura semplificata grazie all’intervento del GSE, che provvede ad attivare il contratto e creare un codice e un link con cui accedere a un apposito portale su cui registrarsi;- la modalità standard, cioè un’apposita richiesta per stipulare un contratto con il GSE.

Un produttore di energia deve presentare domanda entro 60 giorni dalla data in cui il suo impianto è entrato in esercizio. Ovviamente è necessario avere una documentazione dettagliata sul proprio impianto e controllare se si è in possesso di tutti i requisiti richiesti dal GSE.

Quanto dura un contratto e come si recede

Il contratto, sia nel caso dello scambio sul posto sia nel caso del ritiro dedicato, dura un anno solare e si rinnova tacitamente. Chi intende recedere, anche anticipatamente, deve inviare una disdetta tramite il Portale informatico messo a disposizione dal GSE.

Se si desidera mettere fine al contratto con in mente una data precisa, è necessario considerare che la disdetta va data almeno 60 giorni prima.

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