Giovedì 2 Maggio 2024

"Valorizziamo i desideri con benefit personalizzati"

Contrattacco CirFood alle emergenze da Covid-19: le risposte di Alessio Bordone. .

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di Alberto Levi

Il mercato del welfare integrativo, e aziendale in particolare, non poteva non essere condizionato dall’emergenza Covid-19. Quali sono le esigenze attuali e come cambierà il settore e il mercato dopo la crisi? Per riflettere sul futuro, ne parliamo con Alessio Bordone, Sales Executive Director di Cirfood, impresa reggiana leader nella ristorazione scolastica (distribuisce oltre 100 milioni di pasto all’anno in 17 regione e 73 province d’Italia) che ha investito 6,5 milioni in iniziative welfare.

Come stanno reagendo i vostri clienti? Le aziende che hanno attivato piani di welfare aziendale eo contrattuale, come si stanno ri-organizzando? Che cosa vi chiedono?

"L’emergenza ha accelerato alcuni trend che avevamo registrato già nei primi mesi del 2020, come ad esempio una forte richiesta del servizio di buono pasto elettronico a discapito del cartaceo. Stimiamo dunque che la quota di fatturato di buono cartaceo si attesterà a fine anno sotto il 10%. I clienti hanno cominciato a chiederci sempre di più servizi completamente esternalizzati, personalizzati e soprattutto digitalizzati per superare le card e i POS. Questa tendenza converge perfettamente nel percorso verso una maggiore innovazione e digitalizzazione che CirFood ha intrapreso da tempo e che oggigiorno sta sviluppandosi a ritmi sostenuti a causa del Covid-19. Ma non solo, la pandemia ha fatto emergere l’importanza della qualità del rapporto vita privata-lavoro e dell’attenzione verso i bisogni concreti dei dipendenti. Sempre più aziende ci chiedono di sviluppare piani di welfare che si focalizzano sulle necessità reali dei propri dipendenti e che diano loro sicurezza e migliorino il benessere. I lavoratori avvertono oggi la necessità di poter contare su servizi per la famiglia, i figli e gli anziani che permettano una maggiore conciliazione tra attività lavorativa e vita privata. In questo momento stiamo lavorando a un progetto in grado di fornire ai nostri clienti un ventaglio di soluzioni che rispondono a questa esigenza, in linea con la nostra visione ‘Feed the Future’ e con l’acquisizione di Valore Welfare, advisor specializzato nella progettazione di piani di welfare aziendale. Di sicuro tale attenzione dovrà essere rivolta anche allo ‘smart working’ e alla sua evoluzione, da non confondersi con il ‘lavoro da remoto’ sperimentato in questi mesi spesso senza procedure predefinite e consolidate.

Quale ruolo è possibile ridisegnare come partner di aziende destinate a non dover più contare sulla distribuzione di ‘benefit’ ma forse sulla condivisione di servizi essenziali (salute, servizi alla persona...) per i propri dipendenti?

"Come anticipato, le aziende del settore welfare si troveranno ora a dover giocare un ruolo da advisor nei confronti dei clienti, supportandoli nella creazione di piani di welfare che vadano incontro alle nuove esigenze dei lavoratori, sempre più interessati a benefit non monetari e in grado di migliorare diversi aspetti delle loro vite. Sarà il benessere dei dipendenti al centro di questi programmi, ripartendo dai servizi erogati direttamente in azienda, come ad esempio il ristorante aziendale inteso quale benefit primario".

È il momento di una rinnovata attenzione allo sviluppo di un welfare di territorio e non solo d’azienda?

"Assolutamente. La pandemia ha spinto le aziende, compresa la nostra, a ripensare i propri servizi in base alle necessità degli interlocutori. Ad esempio, per supportare i Comuni nella distribuzione rapida dei Buoni Spesa ai cittadini in difficoltà, BluBe, la divisione Welfare e Flexible Benefit, ha dato vita a BluTicket e BluEasy Spesa, un sistema di buoni cartacei ed elettronici utilizzabili in un ampio circuito commerciale. Uno strumento semplice e veloce, senza costi di personalizzazione, attivazione e spedizione per il primo ordine. In accordo con gli enti territoriali, inoltre, abbiamo avviato servizi di consegna del pasto a casa per anziani, persone in quarantena o con difficoltà economiche tali da impedire l’accesso a un pasto completo. Ciò ci ha permesso non solo di tornare quanto prima a offrire un servizio essenziale come quello del pasto ma anche di trasmettere fiducia ai nostri dipendenti e ai nostri clienti".

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