"La manovra del Governo non va letta solo nella dimensione quantitativa e dei saldi di bilancio, ma anche nella componente qualitativa, la capacità di assicurare uno stimolo alla crescita economica. E su questo aspetto siamo un po’ preoccupati". Per il Segretario generale della CNA, Otello Gregorini, il giudizio sulla prossima legge di bilancio è necessariamente articolato, anche perché la politica economica dell’esecutivo "non poggia esclusivamente sulla legge di bilancio ma comprende anche la riforma fiscale e il Pnrr e dovrebbe riguardare anche un profondo intervento di semplificazione che il governo si era impegnato a realizzare e che aspettiamo con ansia".
La manovra di bilancio è improntata alla prudenza per salvaguardare i conti pubblici?
"Noi condividiamo la necessità di mettere in sicurezza il bilancio pubblico. Il debito è un fardello e per ridurlo c’è bisogno di crescita e sviluppo. Non c’è più spazio per la politica dei due tempi: prima il risanamento e poi lo sviluppo. Temo che si sia esaurito il rimbalzo post-Covid e il nostro Paese rischi di tornare a tassi di crescita inferiori alla media europea".
La conferma del taglio contributivo è una misura espansiva.
"Siamo favorevoli a sostenere le retribuzioni e abbiamo espresso un giudizio positivo anche su altre misure come la detassazione sulle assunzioni. Il limite è che sono interventi che durano un anno mentre le imprese hanno bisogno di un orizzonte più lungo per programmare. Un’azienda assume se ha bisogno di personale non perché ha un incentivo per dodici mesi".
Resta il fatto che la stessa Commissione Europea ha approvato con riserva la legge di bilancio e predica prudenza.
"Senza crescita non si riduce il debito e non si aumentano le retribuzioni. Per questo è fondamentale la dimensione qualitativa della manovra. Nel complesso, le misure espansive sono delle una tantum mentre gli oneri introdotti sulle imprese sono duraturi e condizionano negativamente le prospettive. Il saldo netto per il sistema produttivo è negativo per circa 7 miliardi, calcolando anche la cancellazione dell’ACE, uno strumento molto prezioso in una fase di alti tassi di interesse. Ma il saldo è destinato a salire con l’obbligo di sottoscrivere polizze assicurative contro i rischi catastrofali".
L’Italia è indietro nella copertura dei rischi da calamità naturali che si intensificano.
"La risposta non può essere l’introduzione di un obbligo. Siamo alla privatizzazione dei costi di frane, alluvioni e terremoti. Oggi una polizza di quel tipo arriva a costare 1.300 euro ogni 100mila assicurati e non copre il rischio frane, oltre a prevedere una imposta del 22,25%. Ci sono molte criticità e interrogativi nella norma a cominciare dalla garanzia pubblica per 5 miliardi l’anno a favore delle compagnie assicurative. Soldi che non vanno a coprire eventuali perdite delle assicurazioni ma partecipano fino al 50% degli indennizzi. Ci aspettiamo che la garanzia Sace migliori le condizioni dei contratti assicurativi".
La manovra è blindata, ma quali correzioni vorreste?
"C’è l’aumento dall’8 all’11% della ritenuta sui bonifici che riguardano le detrazioni fiscali. Era nata con finalità di controllo e si è trasformata in un onere pesante per le imprese, in particolare costruzioni e impiantisti. Il rifinanziamento della nuova Sabatini è insufficiente. La dotazione di 100 milioni basterà solo per qualche mese. Parliamo di una misura che, a fronte di 4,3 miliardi di intervento pubblico, ha attivato oltre 50 miliardi di investimenti privati. Nel secondo trimestre gli investimenti fissi lordi sono scesi in Italia dell’1,7% sul trimestre precedente contro l’aumento dello 0,4% in Europa. Il Governo ha scritto che, nel 2024, ci sarà una crescita dell’1%, ma nel DEF di aprile indicava una dinamica positiva del 3,7%".
Il Governo ha assicurato che le risorse per le imprese arriveranno dal Pnrr.
"Risorse che sono essenziali per sostenere gli investimenti. Abbiamo condiviso le modifiche al piano decise dal governo che ha individuato nel REPower EU il sostegno della transizione digitale e di quella green. Consideriamo un importante segnale di attenzione verso le micro e piccole imprese l’accoglimento della nostra proposta per incentivare i piccoli impianti fotovoltaici destinati all’autoconsumo delle imprese con uno stanziamento di 1,5 miliardi. Quest’attenzione è però ancora subordinata all’approvazione da parte di Bruxelles e dovrebbe essere resa strutturale".
A cosa si riferisce? Il Governo manifesta ogni giorno la vicinanza alle imprese.
"Registriamo un clima positivo e un confronto costante che rappresentano una discontinuità, ma spesso c’è la tendenza a ignorare la fotografia del sistema produttivo italiano che è composto per oltre il 98% da imprese con meno di 50 addetti. Mi limito a due soli esempi. Il rifinanziamento dei contratti di sviluppo è positivo, ma spesso le piccole imprese vengono escluse a causa della complessità dei meccanismi di negoziazione".
E poi?
"Ancor più macroscopico il tema del credito d’imposta a favore delle imprese localizzate dentro il perimetro della Zes unica del Mezzogiorno. Sono esclusi dal beneficio tutti i progetti di investimento inferiori a 200mila euro, praticamente quelli realizzati dalla totalità delle micro e piccole imprese. La politica economica deve essere coerente con la realtà del tessuto produttivo. Non dimentichiamo che il celebrato Made in Italy esprime 102 miliardi di valore aggiunto e 1,8 milioni di occupati e che, rispetto a questo, il peso delle micro e piccole imprese è rispettivamente il 47% e il 41%".