Venerdì 26 Aprile 2024

Gas e nucleare, il ‘Green pass’ europeo divide i paesi

Nucleare e gas sono green o no?

Nucleare e gas sono green o no?

NUCLEARE E GAS SONO VERDI O NO? Il dibattito infuria sulla Taxonomy Regulation europea e rischia di rivelarsi più complicato del previsto l’inserimento delle due fonti nella classificazione degli investimenti ecosostenibili (nella foto a destra, le proteste degli ambientalisti a Bruxelles). La Taxonomy Regulation è diventata una legge dell’Ue nel 2020, ma la risoluzione di alcuni nodi cruciali è stata affidata ai cosiddetti atti delegati, una legislazione di secondo livello in cui dirimere le questioni più tecniche. Il 31 dicembre scorso la Commissione europea ha fatto circolare tra gli Stati una bozza dell’atto delegato che fissa le condizioni per consentire alle due fonti energetiche di conquistare l’etichetta green.

Bruxelles aveva dato tempo ai governi fino al 12 gennaio per presentare eventuali obiezioni, ma le capitali hanno chiesto e ottenuto una dilazione: la nuova scadenza è ora fissata per il 21 gennaio, dopodiché spetterà alla Commissione esaminare le osservazioni degli Stati membri e valutare possibili emendamenti alla bozza. Il testo definitivo dovrebbe essere pubblicato alla fine del mese, ma il rischio di bocciatura rimane: non tanto da parte del Consiglio, visto che i Paesi contrari non hanno la maggioranza qualificata necessaria per bloccare l’atto, ma da parte del Parlamento Europeo, dove basta la maggioranza semplice per respingere il provvedimento.

La Commissione ritiene che il gas e il nucleare, a determinate condizioni che sono già definite, potrebbero svolgere un ruolo come tecnologie di transizione verso un sistema energetico verde, degne di essere finanziate dalla finanza sostenibile. Nella bozza, una centrale nucleare è riconosciuta fonte di energia pulita se rispetta la soglia massima di emissione di 100 grammi di CO2 per kilowattora e se dispone di un luogo dove depositare i rifiuti radioattivi. La Commissione mette come limite alla costruzione di nuove centrali nucleari il 2045, mentre per gli impianti già esistenti sarà considerata attività verde anche l’estensione del ciclo di vita, a condizione di "miglioramenti alla sicurezza". La stessa soglia di emissioni è stata individuata per le centrali elettriche a gas. Per gli impianti di cogenerazione di nuova costruzione, invece, le emissioni sull’intero ciclo di vita possono arrivare a 270 grammi di CO2 per kilowattora. Una clausola tassativa mette come limite alla costruzione di nuove centrali a gas il 2030, mentre gli impianti più inquinanti dovranno mano a mano essere sostituiti da quelli di nuova generazione. In sostanza, Bruxelles vuole assegnare la patente green alle centrali a gas e nucleari assumendo che si trattino di fonti energetiche di transizione. Riconoscendo, dunque, che non sono completamente sostenibili, ma accettabili perché sotto la media inquinante del carbone e dell’olio combustibile.

La soluzione di Bruxelles, però, non è per nulla piaciuta ai tecnici della finanza sostenibile consultati dalla Commissione in fase di preparazione, con cui la Commissione europea ha avviato delle consultazioni che andranno avanti fino al 21 gennaio. I rappresentanti della finanza sostenibile hanno già detto che proveranno a emendare le parti più inaccettabili e in caso contrario saranno costretti a respingere quella che considerano una perdita di credibilità della tassonomia verde. La bozza ha profondamente diviso anche i 27 Stati membri. La Francia guida all’interno del Consiglio europeo un gruppo composto da dodici nazioni favorevoli all’inclusione dell’energia nucleare nella tassonomia verde: le altre sono Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Finlandia, Ungheria, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia, Svezia e Olanda. All’interno si trovano Stati con importanti interessi nell’atomo (la Francia), nazioni intenzionate a investirci (i Paesi dell’Est Europa) e nazioni che hanno deciso per ragioni politiche di supportare Parigi nelle trattative (Olanda e Svezia). A questo gruppo si aggiunge il parere favorevole del Joint Research Centre della Commissione. Le nazioni dell’Est Europa spingono anche per definire il gas come fonte energetica verde di transizione, visto che lo ritengono indispensabile per abbandonare la dipendenza dal carbone. Un tema al quale è sensibile anche la Germania, che si trova nelle stesse condizioni, malgrado la prudenza dettata dalla partecipazione dei Verdi al governo.

L’Italia, che alimenta a gas oltre metà del parco elettrico nazionale, non è da meno. A opporsi nettamente alla patente green per il nucleare sono cinque Paesi: Austria, Danimarca, Germania, Lussemburgo e Portogallo. L’Austria, attraverso la ministra per il Clima, Leonore Gewessler, ha addirittura minacciato un’azione legale contro Bruxelles e accusato la Commissione di "ambientalismo di facciata" per il suo tentativo di "ripulire" nucleare e gas. Critiche sono arrivate anche dalla Germania. Per il vice-cancelliere Robert Habeck, dei Verdi, considerare il nucleare sostenibile è una scelta "sbagliata" che "annacqua" gli sforzi per arrivare all’obiettivo zero emissioni nei prossimi decenni. L’interesse tedesco per il gas e l’intenzione di non voler creare frizioni con Parigi alla vigilia del semestre europeo francese, però, potrebbero spingere Berlino a cercare un accordo.

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