Giovedì 25 Aprile 2024

Accumuli elettrici, una chance per il Belpaese

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LA POLEMICA continua fra le compagnie elettriche, che portano avanti il progetto d’installare 60 gigawatt rinnovabili in tre anni, e il ministero della Transizione ecologica, che respinge il piano di Elettricità Futura, perché nella rete italiana non ci sono abbastanza accumuli per integrare queste fonti incostanti. "Ci vorrebbero 10 miliardi di euro solo per le batterie", ha dichiarato recentemente il ministro Roberto Cingolani (a destra, in alto), in polemica con il presidente dell’associazione confindustriale Agostino Re Rebaudengo (a destra, al centro). Il ministro, nella sua foga, dimentica però una tecnologia matura, disponibile anche in Italia ma sempre più trascurata: gli accumuli idroelettrici potrebbero risolvere i problemi di stoccaggio dell’energia da fonti rinnovabili. Uno degli esempi più potenti di questa evidenza si trova in Spagna, dove l’energia eolica nell’ultimo decennio è aumentata a ritmi vertiginosi, passando dal 6% della produzione elettrica nazionale nel 2004 al 23% di oggi. È naturale, dunque, che proprio in Spagna ci si ponga il problema degli accumuli e qui la soluzione è stata trovata investendo nelle centrali idroelettriche a ciclo chiuso, come quella di Cortes-La Muela, sul fiume Jùcar. Lo Jùcar nasce alle spalle di Valencia e scorre tra picchi e vallate nel massiccio del Caroig, con frequenti salti d’acqua, ma il salto più ardito è opera dell’uomo. Iberdrola ha chiuso con delle dighe un bacino in cima al plateau de La Muela, alto 900 metri, e un altro 500 metri più in basso, realizzando con un investimento di 1,2 miliardi di euro la più grande centrale idroelettrica a ciclo chiuso d’Europa, con una potenza di 1.762 megawatt, equivalente a due centrali nucleari e capace di coprire i consumi di 500mila abitazioni. Questa enorme ‘batteria’ serve ad accumulare l’energia in eccesso prodotta dai campi eolici quando c’è molto vento e poco fabbisogno, per poi rilasciarla nei momenti di picco della domanda. In pratica, l’acqua che ha generato energia elettrica passando nelle turbine può essere riportata dal bacino di valle al bacino di monte durante le ore di minor richiesta grazie a un sistema di pompaggio, utilizzando per questa operazione l’energia elettrica in eccesso prodotta dai campi eolici, che altrimenti andrebbe sprecata.

Il bacino di monte viene così "ricaricato", per poi scaricarsi rilasciando le masse d’acqua e facendo girare le turbine nelle ore di maggiore domanda e calma di vento. Il sistema non è nuovo: l’Italia, sull’arco alpino, ha quasi 8 gigawatt di pompaggi, che però vengono utilizzati sempre meno. Una tendenza che si è andata rafforzando proprio in coincidenza con il boom delle nuove fonti rinnovabili, in contrasto con i progressi che gli accumuli idroelettrici stanno compiendo altrove. Dal 2000 ad oggi, nonostante un leggero aumento di potenza dei pompaggi installati (oggi di 7,6 gigawatt, +5% rispetto al 2000), si è registrata una riduzione di oltre 4 volte della loro produzione, da 8 a 1,8 terawattora, in controtendenza rispetto a quanto avviene in altri Paesi europei, non solo in Spagna, ma anche in Germania, Francia, Austria e Gran Bretagna. Gli esperti concordano sul fatto che gli accumuli idroelettrici sono il sistema migliore per integrare le rinnovabili nel sistema elettrico. Già oggi, a livello globale, il 98% della capacità di stoccaggio si ottiene con i pompaggi, grazie a 292 impianti idroelettrici a ciclo chiuso operativi in tutto il mondo, con una capacità totale di 142 gigawatt. E con il boom delle rinnovabili le utilities hanno ripreso a investire in questa tecnologia, considerata l’unica affidabile per fornire un accumulo di energia su vasta scala e bilanciare così gli squilibri fra domanda e offerta. Al momento 46 progetti, con una capacità totale di 34 gigawatt, sono in fase di sviluppo. Su tutti spiccano i progetti cinesi e americani, ma ci sono anche progetti europei in Germania, Austria, Svizzera e Portogallo. In base a un recente rapporto dell’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili, gli accumuli idroelettrici potrebbero crescere a 325 gigawatt entro il 2030, in previsione di un raddoppio della quota di energie rinnovabili nel mix globale.

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