Martedì 30 Aprile 2024

A2A e la sfida delle rinnovabili: possibile triplicare la produzione

Migration

PRIMA la brutta notizia: l’Italia è uno dei Paesi con la più bassa autonomia energetica in Europa, capace di produrre solo il 22,5% dell’energia consumata, a fronte di una media europea del 39,5%. In termini comparativi, è quint’ultima nell’Ue. Ma c’è anche una notizia buona. Siamo infatti tra i Paesi più virtuosi in termini di miglioramento dell’autonomia energetica, avendo aumentato il nostro livello di 9 punti percentuali tra il 2000 e il 2019. L’incremento dell’Italia, inoltre, è pari a oltre due volte quello della Francia e a oltre 4 quello della Spagna. Lo certifica il Position Paper realizzato da A2A in collaborazione con The European House Ambrosetti. Una cartina di tornasole utile non solo per analizzare l’attuale stato della situazione, in un momento di piena crisi energetica, ma anche per misurare le opportunità di sviluppo in vista di una maggiore autonomia dell’Italia dal gas proveniente dall’estero. "Migliorare è possibile", avverte Marco Patuano (nella foto), presidente di A2A, la società che opera nell’ambito dell’ambiente, dell’energia e delle infrastrutture per le città intelligenti. "A patto però che si inizi a considerare l’Italia a partire dalle potenzialità locali, cioè dalla sua reale configurazione geografica. Così da definire il contributo dei diversi territori del nord, del centro e del sud del Paese all’incremento dell’autonomia energetica".

Come dire: la fascia alpina e prealpina, quella appenninica e il Meridione possono, grazie a vento, sole e acqua, contribuire tutti a raggiungere il traguardo ma a fronte di scelte operative mirate.

"La possibilità di ottimizzare la produzione di energia da fonti rinnovabili a seconda delle peculiarità delle singole regioni italiane, delle relative risorse disponibili e degli impianti già presenti, consente di attivare il pieno potenziale dell’Italia e di renderla meno soggetta a dinamiche esogene".

Ma, come sempre, saremo indietro.

"L’obiettivo è raggiungibile solo attraverso un cambio di paradigma e il fondamentale coinvolgimento di istituzioni nazionali e locali, cittadini e imprese".

Da cosa cominciare?

"A fronte di una crisi come quella attuale servono comportamenti e azioni, anche individuali, conseguenti. Una più attenta pianificazione dei consumi unita a un migliore utilizzo delle risorse naturali, a regole attuali, può portare l’Italia da terz’ultimo Paese in Europa per dipendenza energetica a secondo, subito dietro la Francia".

Tradotto in cifre?

"Significa poter produrre il 60 per cento circa del nostro fabbisogno energetico contro il 22,5 per cento di oggi".

Peccato che le richieste di concessione per la realizzazione di impianti per energie rinnovabili siano in buona parte bloccate.

"In realtà assistiamo a una presa di coscienza a livello politico che è un fatto positivo. Il punto è che le decisioni vengono prese a livello centrale quando la messa a terra dei singoli progetti impone un dialogo con le comunità locali. Di per sé le autorizzazioni possono essere sbloccate in modo semplice".

Il Position Paper, per il fotovoltaico, parla di opportunità di sviluppo in Italia di quasi cinque volte l’odierna la capacità installata.

"Di questi GigaWatt incrementali, circa il 40% è legato agli impianti installati sui tetti, il 60% agli impianti a terra. Lombardia, Sicilia e Puglia valgono insieme il 32% della potenza addizionale".

L’eolico riguarda soprattutto il Sud.

"Sicilia, Puglia e Sardegna rappresentano il 63% delle opportunità di sviluppo legate a questo tipo di impianti. Il potenziale risultato è di quasi due volte la capacità attuale installata".

A2A cos’ha in cantiere sul fronte delle rinnovabili?

"Lo sviluppo di nuovi impianti, sia fotovoltaici sia eolici, in primis, e poi una serie di interventi di repowering di impianti esistenti, in particolare nell’eolico. La valorizzazione dell’idroelettrico, per esempio, abilita un incremento della potenza di 3,3 GigaWatt, concentrata in Lombardia, Trentino Alto Adige e Piemonte, con possibilità di incrementare di oltre il 20% la capacità idroelettrica oggi installata".

Repowering significa anche maggiore sostenibilità.

"Nell’eolico, ad esempio, consente di ottenere più energia occupando meno spazio. In generale, sostituire vecchi impianti con modelli ad alto valore tecnologico consente maggiore resa con minore spesa".

Si parla anche di valorizzazione energetica dei rifiuti. Con quali prospettive?

"Il recupero energetico da 8 milioni di tonnellate di rifiuti urbani e speciali e da fanghi di depurazione può garantire una generazione elettrica di oltre 7 TWh, pari al 2% circa dell’attuale fabbisogno annuale. Un’efficace gestione di rifiuti e scarti di produzione, inoltre, può creare le condizioni per lo sviluppo della filiera del biometano, arrivando a ricavare circa 6,3 miliardi di metri cubi aggiuntivi. Circa il doppio della produzione nazionale di gas, l’8% del nostro consumo di gas e il 22% delle importazioni di gas dalla Russia".

Ottenere l’autonomia energetica è diventato imprescindibile. Il mix con le rinnovabili è una strada possibile. Ma con quali tempi?

"Una revisione dei percorsi autorizzativi a livello ministeriale si sta già delineando. Proseguendo in questa direzione potremmo raggiungere il 58,4 per cento di autonomia energetica nel medio termine".

Nell’immediato?

"Grazie agli impianti esistenti e a quelli in fase di repowering si può arrivare al 5 per cento in più di energia prodotta già nell’arco di qualche mese".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro