Mercoledì 24 Aprile 2024

Seco, da un garage fino ai robot spaziali «I mercati esteri, la chiave del nostro futuro»

L’azienda produce computer in miniatura

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Fondata negli anni Settanta da due studenti, compagni di scuola appassionati di elettronica, oggi l’aretina Seco – il nome deriva dall’acronimo dei fondatori, Luciano Secciani e Daniele Conti – ha un fatturato di quasi 55 milioni di euro, conta oltre 250 dipendenti con due fabbriche in Toscana, sedi a Boston, in Germania, India, Taiwan e annovera tra i propri clienti multinazionali quali Cimbali, Esaote, Technogym e Vimar. Secciani e Conti, finito il servizio militare, si misero insieme per creare l’impresa. Dopo essersi diplomati all’istituto tecnico industriale di Bibbiena, partirono in un garage preso in affitto ad Arezzo nel 1979, con un piccolo laboratorio e lanciarono il loro primo computer. Erano uniti da una passione smisurata per l’elettronica che li aveva portati, due anni prima, a realizzare un sintetizzatore musicale – quello nella foto a fianco – tutto fatto a mano. Oggi sono tra i principali produttori europei nel settore della miniaturizzazione del computer ad altissima tecnologia, ovvero quei micro computer che stanno nelle cose: dalle macchine delle palestre, ai robot per l’esplorazione nello spazio. Nel 1995 Seco ha dato vita a Psm, unità produttiva del gruppo, a Tregozzano. Dal 2008 il fatturato dell’azienda è cresciuto al ritmo del 15% l’anno.

Nel 2013 Seco ha creato Udoo, un micro computer open source per il mondo degli studenti, degli sviluppatori e dell’«Internet of Things». Intorno a Udoo è nata una comunità di oltre 100mila sviluppatori in tutto il mondo che lo utilizzano aggiornandolo costantemente. La ricerca e l’innovazione ad Arezzo l’hanno sviluppata grazie a una fitta rete di collaborazioni con università e Centri di ricerca come La Sapienza, University of Singapore, Politecnico di Milano, University of San Diego, Infn, Esie di Parigi, Politecnico di Torino, Cern, Carnegie Mellon University e Barcelona Supercomputing Center. Dal 2015 Seco è entrata a far parte del progetto Axiom finanziato dall’Unione europea. Oggi l’impresa è ancora in mano ai due ex compagni di scuola Daniele Conti e Luciano Secciani, amministratore delegato e presidente della società, può contare anche sulle risorse portate da FII Tech Growth, il fondo gestito da Fondo Italiano d’Investimento, e al loro fianco c’è Massimo Mauri, vice presidente esecutivo di Seco. L’azienda ha varato un piano di investimenti per la crescita all’estero, dove conta clienti di rilievo internazionale, in Europa, Asia e Stati Uniti.

«Stiamo facendo acquisizioni di fornitori chiave – ha detto Gianluca Venere, membro del comitato esecutivo Seco – lo abbiamo già fatto in Cina con un investimento di circa 7 milioni sostenuto da Sace Simest e ora guardiamo ad aziende negli Stati Uniti. Nel 2018 abbiamo chiuso con un fatturato di 54,6 milioni e nel primo semestre di quest’anno abbiamo registrato una crescita del 20%, trend di crescita che prevediamo di mantenere anche nel 2020».

La Seco collabora dal 2011 con Sace Simest, che ha sostenuto i piani di crescita dell’azienda all’estero, prima con un finanziamento agevolato di Simest per l’inserimento nel mercato statunitense e più di recente con 3,5 milioni per l’espansione di una società acquisita in Cina, la «Fannal Electronics CO. Ltd», azienda con sede a Hangzhou che opera nel mercato delle tecnologie di interazione uomo-macchina.

Lo scorso anno il Fondo italiano d’Investimento, partecipato da Cassa depositi e prestiti, ha eletto Seco come la punta di diamante di questo settore ad altissima tecnologia e, per aiutarla ad andare all’estero, è entrato nel capitale acquisendone il 20% con un investimento di 10 milioni di euro. È di pochi giorni fa l’annuncio dell’acquisizione nel Maryland – con il supporto di FII Tech Growth, fondo promosso da Cdp e gestito da Fondo Italiano d’Investimento Sgr – della società statunitense InHand Electronics, che opera nella progettazione e produzione di single board computer a basso consumo e sistemi portatili per applicazioni industriali, militari-difesa, medicali, trasporti. L’operazione è «strategica e rafforza la nostra presenza nel mercato americano. Con la business combination di Inhand con Seco Us contiamo di poter accelerare la nostra crescita nel mercato americano», sottolinea il vice presidente esecutivo del gruppo Seco, Massimo Mauri. Nel prossimo triennio Seco punta a nuove acquisizioni: «Oggi abbiamo il 60% di business in Italia, ma secondo le previsioni, nei prossimi anni saremo assolutamente sbilanciati, con un 60-70% di fatturato realizzato all’estero e un 30% in Italia quindi alla fine l’estero sarà la chiave per il nostro futuro» osserva Gianluca Venere.

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