Mercoledì 24 Aprile 2024

Da quando inizia lo sciopero dei benzinai

Da stasera la serrata. Sfuma l’ultimo tentativo di accordo. Le associazioni: "Il governo nasconde le proprie responsabilità". Assicurato soltanto il numero minimo di erogatori self. E i consumatori annunciano guerra legale

"Non c’è alcuna volontà di colpire la categoria, ma una necessità di fare ordine", proclama Giorgia Meloni, in trasferta energetica ad Algeri. Se le associazioni dei benzinai aspettavano un segnale dal governo per tenere il "confronto aperto" prima dello sciopero indetto da stasera a giovedì sera, la schiarita non arriva. E ai rappresentanti di Faib, Fegica e FigiscAnisa, già contrariati per le dichiarazioni sferzanti del ministro Adolfo Urso (Mimit, l’ex Mise), non resta che allertare gli utenti: "Lo sciopero" contro le misure a tutela della trasparenza dei prezzi medi "è confermato".

Benzinai aperti durante lo sciopero: l'elenco dal Veneto alla Sicilia (per l'autostrada)

Un uomo al distributore di benzina
Un uomo al distributore di benzina

Per la crescente rabbia dalle associazioni dei consumatori che, Codacons in testa, denunciano "l’interruzione di pubblico servizio", la maggior parte delle stazioni – incluse le pompe a self service – sarà chiusa per 48 ore, dalle 19 di stasera alle 19 di giovedì 26 gennaio sulla rete stradale. Stessa dinamica dalle 22 odierne, sempre per 48 ore, sulla rete autostradale. Ieri sera le prime code di chi, in concomitanza con lo sciopero, deve per forza viaggiare e non intende partecipare alla caccia al tesoro dei pochi esercizi aperti su base provinciale per osservanza delle disposizioni sui servizi pubblici essenziali, o per mancata adesione all’agitazione. E la previsione automatica è che oggi le code si allungheranno.

Divisi dal cartello sul prezzo medio settimanale dei carburanti, imposto agli esercenti in nome della trasparenza e della lotta ai rincari (con regime sanzionatorio per i trasgressori), governo e benzinai si giocano la faccia. Su 22.654 distributori, di cui 22.149 stradali e 505 autostradali attivi su tutto il territorio nazionale, quelli iscritti alle sigle più rappresentative in sciopero sono il 70%. Un margine per evitare la serrata totale perciò esiste, anche se nessuno può sapere cosa decideranno di fare i gestori meno sindacalizzati. Una lotteria stradale alla quale potrebbe essere pericoloso iscriversi senza avere il pieno in serbatoio, vista l’esasperazione della categoria. Gli elenchi dei distributori aperti in osservanza alle norme sui servizi essenziali (il 50% delle stazioni in servizio la domenica) saranno invece comunicati dalle associazioni ai prefetti.

La premier tira dritto. Nei suoi calcoli conta di passare per calmieratrice di un mercato nervoso, andato in fibrillazione proprio con la fine degli sconti sulle accise garantiti nel 2022 dal governo Draghi. "Poiché ovunque si raccontava che i prezzi erano alle stelle anche se la media dei prezzi settimanale non diceva questo, abbiamo cercato di evitare che alcuni, molto pochi, potessero speculare", è il contrattacco della presidente del Consiglio. "Mai immaginato provvedimenti per additare la categoria, piuttosto un modo per riconoscere il valore della stragrande maggioranza degli operatori. Pubblicare il prezzo medio settimanale, anche per far capire all’utente la situazione, è di buon senso", aggiunge la premier, decisa a depotenziare il primo sciopero del suo mandato. Urso appoggia la linea: "Sinceramente non capisco come si possa scioperare contro la trasparenza. E temo non lo capiscano neppure i cittadini", incalza il ministro.

"Il governo, invece di aprire al confronto sui veri problemi del settore, continua a parlare di “trasparenza“ e “zone d’ombra“ solo per nascondere le proprie responsabilità e inquinare il dibattito, lasciando intendere speculazioni dei benzinai che semplicemente non esistono", protestano Faib, Fegica e Figisc Anisa, oggi in audizione alla commissione attività produttive della Camera.

Nelle stazioni di servizio, volantini spiegheranno il perché della chiusura "contro gli inefficaci provvedimenti del governo che continuano a penalizzare solo i gestori senza tutelare i consumatori". I gestori ribadiscono un "margine medio di guadagno (3 centlitro) invariato a prescindere dal prezzo finale al consumatore" e, "in assenza di politiche di riforma e razionalizzazione del settore", paventano il rischio "di una nuova campagna di criminalizzazione dei gestori" per coprire "le vere inefficienze e lo spazio debordante della criminalità".

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