Venerdì 26 Aprile 2024

Tasse, scadenze fiscali: settembre da incubo. In 15 giorni 270 versamenti

I commercialisti: serve una proroga. Il giorno peggiore è il 16 con 187 pagamenti diversi. Sempre disattesa la promessa di tagliare le tasse

Tasse, foto generica

Tasse, foto generica

Duecentosettanta scadenze in quindici giorni. La seconda metà di settembre sarà una maratona per contribuenti e commercialisti. Una "giungla fiscale" che, avverte l’Ufficio studi della Cgia, avrà la giornata più difficile mercoledì 16, quando, tra le scadenze del calendario annuale e quelle rinviate per l’emergenza Covid, il Fisco chiederà 187 versamenti, 2 comunicazioni e 3 adempimenti. E tra Iva, contributi previdenziali, Ires, Irap e saldo/acconto Irpef (per chi ha chiesto la rateizzazione) calcolando anche gli adempimenti previsti lunedì 21, venerdì 25, lunedì 28 e i 72 di mercoledì 30 settembre si arriverà, appunto, a 270 scadenze.

«Non è che i contribuenti saranno chiamati a onorarle tutte – spiega il coordinatore dell’Ufficio studi, Paolo Zabeo – ma tra pagamenti, comunicazioni, adempimenti, ravvedimenti operosi, dichiarazioni e istanze non ci sarà tregua e le imprese, in particolar modo quelle di piccola dimensione, saranno sottoposte a un forte prelievo". Così "in attesa della semplificazione fiscale e del tanto agognato taglio delle tasse, l’unica certezza è che ancora una volta dovremo mettere mano pesantemente al portafoglio".

Un portafoglio che le tasse continuano ad alleggerire visto che, calcola la Cgia, in quarant’anni la pressione fiscale è salita di 11 punti, arrivando al primato del 43,4% nel 2013 per poi scendere al 42,4 nel 2019 mentre quest’anno, in attesa della nota di aggiornamento al Def, la previsione è di un rialzo per la contrazione del Pil.

Ma senza un sistema fiscale "più semplice e meno esoso" (un sistema che costa solo in burocrazia 3 miliardi l’anno alle Pmi) e "una forte iniezione di liquidità", lancia l’allarme il segretario della Cgia Renato Mason "il mondo delle micro e piccole imprese rischia una moria senza precedenti con tanti artigiani e piccoli commercianti allo stremo".

Allo stremo per una situazione che, avverte Marcella Caradonna, presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili di Milano, sta diventando "ingestibile". I commercialisti milanesi hanno chiesto un rinvio e le dilazioni delle scadenze di settembre. Oltre a quanto già previsto per gli adempimenti sospesi nei mesi scorsi per la pandemia, e prorogati a mercoledì 16, per cui si potrà versare il 50% di quanto dovuto anche in quattro rate entro dicembre e il restante 50% in 24 rate a partire dal 16 gennaio. Quello che la presidente dei senatori di FI Anna Maria Bernini definisce un "settembre nero, è così che il governo aiuta a ripartire le imprese in ginocchio", va esattamente in direzione contraria, per Caradonna, alla tanto promessa semplificazione fiscale. Senza contare che le 270 scadenze si sommano al sovraccarico di lavoro per la richiesta (spesso complessa) dei bonus varati per l’emergenza Covid.

Che nel caso delle spese di sanificazione, di fronte a domande per quasi 1,3 miliardi e una dote di 200 milioni, ha portato l’Agenzia delle Entrate a ridurre il credito d’imposta dal 60 al 15,6%. "Un’autentica beffa – denuncia il segretario generale dell’Unione artigiani di Milano e Monza-Brianza Marco Accornero – che si aggiunge al gravissimo danno sofferto dalle imprese in questi mesi e che aggrava ulteriormente una crisi che sta divampando". Le risorse dei bonus, conclude Caradonna, forse sarebbe stato meglio destinarle in parte al rinvio e alla dilazione di imposte e contributi perché "chi ha liquidità non usa le proroghe, chi è in difficoltà non poteva pagare prima e neppure adesso". Ma ci sarà l’invocato rinvio? "A ora non ci sono riscontri, speriamo in un’illuminazione sulla via di Damasco…".  

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