Mercoledì 24 Aprile 2024

Autostrade del mare alla prova digitalizzazione

di Diego Casali ‘Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare’: l’adagio di Seneca ben si adatta...

Autostrade del mare alla prova digitalizzazione

Autostrade del mare alla prova digitalizzazione

di Diego Casali

‘Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare’: l’adagio di Seneca ben si adatta ai giorni nostri, giorni in cui tracciare la rotta giusta equivale a coniugare due stelle polari della crescita, ossia sviluppo e sostenibilità. E definire una rotta, che contempli l’esigenza performativa dell’economia globale con il rispetto e la tutela del Pianeta che ci ospita, è operazione complicata. Da un lato perché difendersi sui mercati non è semplice e dall’altro perché l’instabilità geopolitica mondiale impedisce di guardare al futuro con sereni orizzonti di lungo periodo.

Trasportare passeggeri e ancor di più merci per mare, oltre che difficile, sta diventando pericoloso e l’incolumità di mezzi ed equipaggi appare sempre più a rischio su determinate rotte e in determinati scenari come in Medioriente. In Europa è possibile guardare ai traffici marittimi in un’ottica di economia green, faro delle strategie di armatori coraggiosi e istituzioni lungimiranti.

Il mare inteso come ’percorso’ è sempre esistito. E la nostra Penisola, per sua natura, ne ha provato a sfruttare ogni potenzialità. In passato si è cercato di ’mettere a sistema’ le rotte marine, ma si è trattato spesso di proposte estemporanee, poco organiche. Solo dal 2004 si è iniziato a parlare più ’istituzionalmente’ di Autostrade del Mare. In Italia, ’RAM - Logistica, Infrastrutture e Trasporti Spa’ è una società in house del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, a suo tempo creata con l’obiettivo di attuare il ’Programma Nazionale delle Autostrade del Mare’ nel più ampio contesto della Rete Trans-Europea dei Trasporti (TEN-T) e, in particolare, in riferimento al Corridoio trasversale Motorways of the Sea (MoS). Oggi questa Società ha allargato molto il suo spettro di attività a supporto del Ministero, occupandosi di assistenza tecnica specialistica su numerosi settori di interesse.

Le parole d’ordine, ieri, oggi e, soprattutto, domani, rimangono comunque sempre logistica e intermodalità. Ne è convinto il direttore di RAM, Francesco Benevolo. "Abbiamo da poco festeggiato i 20 anni dalla nascita della Società – afferma – che, al momento della costituzione (all’epoca il Ministro dei Trasporti era Lunardi) doveva rappresentare una sorta di task force per facilitare le politiche di sviluppo delle Autostrade del Mare mettendo a un tavolo armatori, imprese di autotrasporto e logistica, porti e istituzioni, per dare impulso all’intermodalità strada-mare".

L’obiettivo dell’Europa – che aveva dichiarato di voler investire qualcosa come 1,8 miliardi di euro nel progetto – era quello di dare il via a una programmazione coordinata delle AdM nei quattro quadranti Nord Europa, Atlantico, East e West Med. Dopo la realizzazione dei Masterplan dei quattro quadranti, uscirono i primi bandi di finanziamento e su questo tema l’Italia, anche grazie alla RAM, si era sempre fatta trovare sul pezzo.

"Dal 2007 al 2010 – continua Benevolo – in Italia avviammo un incentivo alla domanda di intermodalità strada-mare all’epoca innovativo nello scenario europeo, un bonus destinato agli autotrasportatori che invece di percorrere tratte tutto strada sceglievano di utilizzare le Autostrade del Mare sotto forma di parziale rimborso sul biglietto. Un’esperienza virtuosa, che ha consentito anche di superare più agevolmente le strozzature generate dai lavori sulla Salerno-Reggio Calabria, riconosciuta anche formalmente dalla Corte dei Conti europea in una relazione del maggio 2013".

Un primo esempio di intermodalità alla portata di tutti? La pionieristica tratta Civitavecchia-Barcellona coperta da Grimaldi Lines che ha dato il via ad altre sperimentazioni nazionali e verso altri Paesi europei del Mediterraneo. Perché – come testimoniato da un recente studio commissionato da Amazon all’Università Bocconi – i benefici dell’intermodalità marittima per le imprese sono evidenti: una riduzione di 2,02 miliardi di euro di costi operativi all’anno e di 0,7 milioni di tonnellate di CO2, ovvero 375mila auto in meno all’anno sulle strade. Non è un caso che un colosso come Amazon investa sull’intermodalità marittima in una fase storica in cui l’e-commerce continua a crescere sostenendo lo sviluppo del trasporto marittimo e aumentando i benefici economici, sociali e ambientali.

"È evidente – continua il direttore di RAM – che in Italia, come altrove, è impossibile ridurre drasticamente l’impatto del trasporto merci su gomma: la conformazione del Paese e la moltitudine di piccole e medie imprese dislocate in aree locali diffuse, richiede spesso un trasporto capillare su gomma. Il mare però può essere ’sfruttato’ di più. E i nostri armatori, tra i migliori al mondo, stanno investendo molto in navi più efficienti e sostenibili, offrendo una rete di collegamenti densa e accessibile".

Ma, e c’è un ma, la sostenibilità non può e non deve divenire un freno alla crescita e nuove regolamentazioni europee (ETS in primo luogo) e internazionali in materia rischiano di compromettere il futuro utilizzo delle Autostrade del Mare, andandosi così a prefigurare un possibile ritorno in massa di camion sulle strade. "Perseguire la sostenibilità deve essere un obiettivo da conseguire, contemperandolo con la realtà economica dei servizi offerti – illustra ancora Benevolo –. Del resto, portare i camion sulle navi non è così semplice come sembra, soprattutto se a causa di normative ambientali stringenti il trasporto marittimo dovesse subire un necessario incremento delle tariffe".

Il Ministero sta lavorando anche su altri fronti per sviluppare il sistema logistico investendo sulla digitalizzazione dei porti e su tutto il comparto anche grazie ai fondi del Pnrr. "Si dice che in Italia ’la merce più trasportata sia... l’aria’, in quanto spesso i camion circolano non a pieno carico. Il progetto di digitalizzazione, in questo senso, appare determinante anche per le sue ricadute in termini di sostenibilità ambientale oltreché economica".

La fotografia, da questo punto di vista, non è ancora nitida. Vi sono scali portuali come Bari e Trieste che hanno già avviato la propria digitalizzazione. Altri che – stimolati da istituzioni e attori della logistica – lavorano per mettersi in pari. "Il Paese è in movimento – chiude il direttore di RAM –, anche grazie al forte impulso fornito dal Ministero, con il supporto della RAM, ma partiamo da un gap importante; non a caso abbiamo sempre sentito tutti parlare del famoso costo dei 40 miliardi di euro per la nostra ‘bolletta della logistica’. Le imprese vendono ancora troppo ‘franco fabbrica’ ed è stata a lungo avvertita la mancanza di un player nella logistica che potesse fungere da collante alle strategie di networking e nella aggregazione di grandi carichi e flussi di movimentazione". Il tema dei temi. Senza logistica e intermodalità non c’è viaggio proficuo, sostenibile e sicuro. E al marinaio non piace essere in balìa del vento. Parola di Seneca.

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