Giovedì 16 Maggio 2024

Tradizione e design. L’arte orafa umbra di Mannucci piace a Strasburgo

È UN GIOVANE DESIGNER italiano di gioielli e accessori. Marco Mannucci (nella foto sopra), nato a Perugia nel 1988 in...

È UN GIOVANE DESIGNER italiano di gioielli e accessori. Marco Mannucci (nella foto sopra), nato a Perugia nel 1988 in una famiglia di artigiani di preziosi, è praticamente cresciuto tra pietre, metalli fusi e arnesi per incastonare e forgiare a Passignano sul Trasimeno, a pochi metri dalla riva del quarto lago d’Italia.

Cosa significa essere nati circondati da così tanta bellezza?

"Prima di tutto vuole dire avere imparato ad osservare e a rispettarla. Al massimo l’ambizione può essere quella di ispirarsi e non certo si ha l’ardire di raggiungerla. Servono fatica, lavoro, idee e umiltà".

La sua è una famiglia d’arte, come ha portato aventi la tradizione?

"Il mio impegno è in un piccolo laboratorio che racchiude la tradizione di famiglia iniziata nel 1978 da Mario (nella foto sotto), mio padre, proprio qui a Passignano. Ho continuato il suo lavoro dando un’impronta personale alla realizzazione del gioiello e dei vari accessori proiettando il tutto in un contesto attuale e moderno. La progettazione nasce da un’attenta osservazione di ciò che ci circonda sia a livello architettonico che naturalistico. Il tutto prende una nuova forma. Il cambiamento sta nella trasformazione di un mestiere che non trascura le basi classiche dandogli una nuova impronta attraverso l’utilizzo di vari materiali. Anche il confezionamento ha una valenza importante dove si racchiude il Made in Italy. Mi piace pensare ad un prodotto fatto esclusivamente a mano che può presentare imperfezioni ma che contiene tutto il mio essere fatto di: fatica, impegno ed emozioni".

La sua formazione?

"Dopo aver terminato il liceo artistico di Arezzo, ha continuato gli studi presso l’Istituto Internazionale Europeo Design (Ied) a Roma, dove mi sono laureato con lode nel giugno 2010 come designer di gioielli. Poi a settembre di quello stesso anno sono stato selezionato come giovane talento e miglior allievo dalle più prestigiose scuole di moda italiana, che mi hanno permesso di mostrare i miei prototipi al Catwalk Lounge passerella per Style.it (Vogue) a Milano. Così la mia carriera è iniziata esponendo le mie creazioni in diverse gallerie d’arte contemporanea a Roma. Sono stato molto fortunato. Poi sono iniziate le collaborazioni importanti... Nel 2013 poi sono stato contattato da Phillip Gavrivel Maroof, noto brand di New York, per ideare una collezione personalizzata di gioielli da uomo, nella quale ho iniziato ad utilizzare materiali differenti quali legno di ebano e pelli in concia vegetale. L’anno successivo sono tornato in Umbria e insieme a mia sorella Chiara, abbiamo rilevato il laboratorio di nostro padre, registrando il brand M_1978. Una tra le più importanti collaborazioni è quella con il designer e amico Alessio Zero (Layer - 0) per il progetto M/ 0. Insieme abbiamo dato vita ad una collezione di gioielli esclusivi presentati durante la Parigi fashion week".

Artigiano e artista, ma anche imprenditore?

"È necessario in un ambiente di prodotti così particolari, nessuno conoscerà e potrà raccontare le creazioni come chi le ha fatte nascere dalle proprie mani, è un concetto fondamentale nel comunicare il Made in Italy. Tra i riconoscimenti a cui sono molto legato c’è quello di Umbre Ambassador che la presidente Donatella Tesei mi ha conferito lo scorso anno, come azienda umbra che esporta il prodotto all’estero, tramite Sviluppumbria e la Camera di Commercio".

Dalla Regione Umbria al Consiglio d’Europa, il salto è stato breve ma emozionante...

"Esatto, un grande riconoscimento e notevole opportunità. Sostanzialmente è successo che la mia azienda è stata selezionata per una esposizione dentro al Consiglio d’Europa. È successo agli inizi di aprile, poche settimane fa, e poi torneremo a portare a Strasburgo le creazioni anche in altre due date fino a quando ci sarà una vendita di cui una percentuale sarà devoluta ad una associazione che si occupa di supporto e riabilitazione ai bambini vittime della guerra in Ucraina che stanno vivendo le atrocità della guerra e le drammatiche conseguenze che questa riverse sui popoli. È stato davvero emozionante questo primo momento in cui rappresentati di tutti i paesi al Consiglio Europeo hanno ascoltato l’idea che sta dentro il mio progetto chi sono, cosa faccio, da dove vengo, quindi ho parlato anche di Passignano. Ho messo come protagonista anche il luogo del mio lavoro. Tra l’altro ho stampato anche una brochure dove la foto di Passignano è una copertina".

Non l’ha penalizzata nascere in un piccolo borgo?

"Il mio lavoro è molto concettuale, quindi fondamentalmente l’ispirazione primaria è quella della natura, quello che osservo; quindi, il modo di osservare e vedere le cose in maniera diversa; quindi, cogliere un piccolo particolare che può diventare poi un gioiello, oppure una chiusura, oppure una serie di cose, la ricerca fondamentalmente è quello. E tutto questo per me arriva dalla natura, dal mio ambiente a cui devo moltissimo di quello che sono, così come alla mia famiglia. Passignano per me è un posto poetico. Qui ho sviluppato la passione per l’antichità che riporta alle origini, ad una visione pura e primordiale degli oggetti. L’ispirazione dietro le collezioni di M_1978 è la materia. Sperimentare con la materia significa lavorare attraverso suggestioni e tentativi, poiché è solo sporcandosi le mani che si riesce a rendere unica ogni singola creazione, come un’opera d’arte che predilige irregolarità e imperfezioni, colori polverosi, macchie e tagli: i dettagli tipici della tradizione del Made in Italy".

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