Venerdì 3 Maggio 2024

Nuove etichette e vino senz’alcol. Le cantine italiane pronte alla sfida

SEMPRE PIÙ INTERNAZIONALE Vinitaly, e pronto a sfruttare le opportunità offerte dall’estero. Opportunità guadagnate attraverso un lavoro di anni, portato...

Nuove etichette e vino senz’alcol. Le cantine italiane pronte alla sfida

Nuove etichette e vino senz’alcol. Le cantine italiane pronte alla sfida

SEMPRE PIÙ INTERNAZIONALE Vinitaly, e pronto a sfruttare le opportunità offerte dall’estero. Opportunità guadagnate attraverso un lavoro di anni, portato avanti e intensificato dalla nuova governance di Veronafiere, che si legge chiaramente nei numeri dell’edizione alle porte, che si terrà dal 14 al 17 aprile. Oltre 4.300 cantine già confermate come espositori e, dall’altra parte milleduecento ’top buyer’ internazionali, provenienti da 65 Paesi, selezionati e ospitati da Veronafiere che li ha cercati in tutto il mondo attraverso una corposa campagna incoming.

A sancire questo orientamento c’è stata la presentazione dell’evento, che quest’anno si è tenuta al Parlamento Europeo di Bruxelles, il giorno dopo una serata all’ambasciata della capitale belga, ultima di 18 tappe in giro per il mondo, fra roadshow, fiere e preview in Europa, Asia e Americhe per giornalisti, grossisti, importatori e protagonisti della ristorazione.

"Abbiamo da poco terminato una sorta di giro del mondo durato oltre un semestre per 44mila chilometri percorsi – ha detto a Bruxelles, il presidente di Veronafiere, Federico Bricolo (a sinistra nella foto sopra) –. L’obiettivo era effettuare una selezione ponderata dei principali buyer da invitare a Vinitaly. Il target è raggiunto". La presenza internazionale sempre più forte moltiplica le opportunità: "Più importatori ci sono più ci sono possibilità di fare business per i nostri espositori – ha proseguito – è una direzione che abbiamo intrapreso con forti investimenti e il supporto di tutto il sistema Italia: ambasciate, governo, Ice (l’Agenzia per l’internazionalizzazione, ndr) e camere di commercio". La scelta di Bruxelles è fortemente simbolica anche per i tempi che il settore sta attraversando: "La scelta non è casuale – ha detto – ma origina da una attenta analisi di diversi fattori che minacciano un capitale strategico del Made in Italy e del Made in Unione Europea, la più grande regione vinicola al mondo che, secondo l’Osservatorio Uiv-Vinitaly-Prometeia, esprime 45 miliardi di euro di fatturato complessivo con Francia, Italia e Spagna che incidono per oltre l’80 per cento. Questo è il luogo dove si decidono i destini del settore". Bricolo chiarisce il suo pensiero: "Vediamo attacchi al mondo del vino, proposte di etichette che potrebbero spaventare il consumatore – ha affermato -, magari per spostare il mercato su altre bevande. Ma va ricordato che penalizzare il mondo del vino significa penalizzare anche grandi territori, intere regioni".

"È forte la convinzione – ha aggiunto l’amministratore delegato di Veronafiere, Maurizio Danese (a destra nella foto sopra) – di poter fare molto in favore di un settore di cui ci sentiamo parte integrante. In un periodo non certo facile ci sentiamo ancor più in dovere di dare le giuste risposte a chi investe in fiera. La prima parola chiave è senz’altro ‘business’, la seconda è ‘consapevolezza’ di un capitale strategico – oltreché identitario – per l’economia italiana ed europea sempre più sotto la lente di tesi allarmistiche. Per questo, in occasione della prima giornata nazionale del Made in Italy (15 aprile) presenteremo, assieme al ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, la ricerca ‘Se tu togli il vino all’Italia, un tuffo nel bicchiere mezzo vuoto’. Uno studio, realizzato dall’Osservatorio Uiv-Vinitaly e da Prometeia, sull’impatto che il Belpaese subirebbe in termini socio-economici, turistici e identitari da un’ipotetica scomparsa del vino dall’Italia".

Vinitaly sta completando una trasformazione della sua identità e guarda al futuro attraverso una serie di investimenti precisi. Ora la fiera punta in particolare sulle presenze professionali: "Si tratta di una scelta precisa – ha detto Danese -, ce lo chiedevano gli espositori. Siamo passati da circa 140mila presenze a 90mila, delle quali un terzo internazionali. Al contempo abbiamo spostato le iniziative per gli appassionati di vino in città, con il programma di Vinitaly in the city. Un’esperienza che funziona e che ci permette di dialogare, attraverso musica, arte e cultura anche con i giovani, il settore che al momento è per noi più difficile da raggiungere". La manifestazione ha avuto grande successo ed è previsto un allargamento del marchio: un Vinitaly in the city quest’anno si terrà in Calabria e altri potrebbero essere annunciati.

Un altro settore sul quale Vinitaly ha investito è quello della gestione digitale dei dati: "L’anno scorso abbiamo creato oltre 11mila contatti attraverso la piattaforma Vinitaly Plus – ha detto Danese. – e intendiamo raddoppiare questi numeri".

In occasione della presentazione del Vinitaly 2024, il segretario generale del Comitato europeo delle imprese del vino Ignacio Sanchez ha presentato uno studio sull’importanza economica, sociale e ambientale del settore vinicolo in Europa: 130 miliardi di fatturato, lo 0,8% dell’Ue, 2,9 milioni di posti di lavoro. E ha ampliato il dibattito a un tema, dibattuto da tempo, quello del vino senz’alcol: "Il tema è molto semplice – ha detto – se c’è questa domanda, preferiamo che lo produca una multinazionale che produce bibite o che sia un’opportunità per dare valore alle nostre imprese?".

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