Giovedì 7 Novembre 2024

Dolce sostenibilità. Babbi trasforma le cialde scartate in energia pulita

L'azienda Babbi di Cesena, da quattro generazioni produttrice di dolci d'eccellenza, racconta la sua storia di successo e tradizione, con attenzione alla qualità, al personale e alla sostenibilità.

Dolce sostenibilità. Babbi trasforma le cialde scartate in energia pulita

L'azienda Babbi di Cesena, da quattro generazioni produttrice di dolci d'eccellenza, racconta la sua storia di successo e tradizione, con attenzione alla qualità, al personale e alla sostenibilità.

UNA TRADIZIONE che si perpetua, immutata, da decenni. Quattro generazioni al timone di un’azienda familiare di respiro internazionale, che sforna un prodotto d’eccellenza, amatissimo in Italia e all’estero. L’avventura imprenditoriale della Babbi di Cesena – che portò alla produzione dei celebri Wafer viennesi e Waferini – nasce nel 1952, quando il capostipite Attilio comincia a produrre coni, cialde e aromi liofilizzati per i maestri gelatieri. "Utilizzavamo materie prime fresche e genuine – ricorda il figlio Giulio (nella foto in alto, al centro), oggi 95enne – e diventammo rapidamente un punto di riferimento per le gelaterie artigianali".

Giulio Babbi – raccontano i più stretti collaboratori – si reca ancora ogni giorno a bordo della sua auto a impartire direttive ai dipendenti dello stabilimento di Bertinoro, dove l’azienda si è trasferita nel ’90 dalla sua sede originaria di Cesena. Le sue perle di saggezza e i suoi aneddoti – che ha voluto raccogliere nel volume ’Babbi, storia di una famiglia’ – sono lo spaccato di un mondo dove valori come umanità e solidarietà guidavano ancora le scelte di molti imprenditori. "A quei tempi le gelaterie erano aperte quattro mesi al massimo – prosegue –. Eravamo quindi costretti a licenziare le operaie a fine agosto per riassumerle a febbraio in vista della nuova stagione. Così era inevitabile perderne per strada qualcuna, che nel frattempo, aveva trovato un lavoro fisso per tutto l’anno. Fu così che mio padre decise di produrre dolci per l’inverno e mise in cantiere i Viennesi e i Waferini. Prima però tentò svariati esperimenti: croccanti, boeri, ventagli. Era instancabile, sempre alla ricerca del risultato migliore, in azienda fino all’ultimo giorno della sua vita".

L’attenzione alla gestione del personale è tuttavia ancora oggi uno dei pilastri della Babbi. "Diamo ai dipendenti l’opportunità di crescere internamente, trasferendo il loro know how ai giovani. I nostri collaboratori rappresentano un valore. Abbiamo persone che lavorano qui da più di 30 anni, mantenendo il sorriso", spiega Gianni Babbi, direttore Marketing e comunicazione. Fatti non parole, come recitava un vecchio spot pubblicitario. Nel difficile periodo del Covid, quando la produzione è stata sospesa per molte settimane e il mercato ha subito una significativa battuta d’arresto, la famiglia Babbi ha offerto ai collaboratori la possibilità di accedere a un prestito a tasso zero per affrontare l’emergenza. Un gesto molto apprezzato dai dipendenti, che nel Natale del 2020 hanno sfilato sul piazzale dell’azienda con un cartello con la scritta ’Grazie’.

Altro punto fermo dell’azienda romagnola, la qualità. "Un principio irrinunciabile– sottolinea Carlo Babbi, direttore operation, qualità e R&D –. Questo significa selezionare con cura le materie prime e gestire internamente tutte le fasi di produzione, dalla tostatura della frutta secca, alla raffinazione, con continui controlli per garantire l’eccellenza dei nostri prodotti". E i numeri parlano chiaro. "Il 2023 si è chiuso con un fatturato consolidato di oltre 52milioni di euro, con una crescita del 15% rispetto all’anno precedente. L’azienda mantiene attualmente un ulteriore incremento del 13% sul 2023", fa sapere il direttore generale, Pierpaolo Colombo.

Negli ultimi anni Babbi ha intrapreso inoltre un percorso di crescita sostenibile, mettendo in atto processi produttivi che riducono l’impatto ambientale. Tra le varie iniziative, il riutilizzo dei residui di produzione che consente di convertire le cialde scartate in energia pulita, contribuendo alla produzione di 49mila metri cubi di biometano all’anno.

Negli anni, oltre a Giulio, e ai nipoti di Attilio, Carlo, Gianni e Piero, sono entrati in azienda Andrea, Carlotta, Chiara, Filippo e Paolo (nella foto sopra), che rappresentano la quarta generazione. Ad Andrea il compito di espandere la vendita delle specialità dolciarie in Europa. "Siamo un marchio riconosciuto anche fuori dal vecchio continente – precisa –, presente in oltre 70 Paesi. Nel 2002 abbiamo aperto i primi corner in Giappone, seguiti quattro anni dopo dalla Babbi Helado italiano a Barcellona, prima filiale estera dell’azienda. Poi nel 2019, il Babbi GmbH ad Augsburg, seconda filiale fuori Italia, e il Babbi Cafè a Kyoto". Nel cuore di Cesena troneggia invece il Babbi cafè, locale flagship dell’azienda. "La nostra vision – aggiunge Chiara Babbi, export sales manager – è quella di essere riconosciuti come un’azienda unica, capace di lasciare un segno nella vita delle persone".

Oltre ai Waferini e ai Viennesi – la cui ricetta è ancora quella messa a punto da nonno Attilio negli anni ’60 – Babbi produce specialità dolciarie, come praline, creme spalmabili e una linea di home bakery per realizzare dolci gourmet anche tra le mura domestiche. La linea di ingredienti per gelateria e pasticceria rappresenta invece il 70% del fatturato di Babbi. "Ho cercato di far capire a figli e nipoti – conclude Giulio Babbi – che non dobbiamo mai dimenticare il modo in cui siamo diventati un’azienda che esporta prodotti in tutto il mondo. Ci siamo riusciti con il lavoro, con il sacrificio e facendo un passo alla volta. Guai a dimenticarlo".