Martedì 30 Aprile 2024

L’impero delle celebrità digitali, un giro d’affari da 350 miliardi. Giungle di società e fughe dal Fisco

Il re italiano dei social è Khaby Lame, con 160 milioni di follower. Un suo post vale 325mila euro. Banner sui profili, pubblicità, eventi, shooting fotografici: ecco come Ferragni e gli altri guadagnano

Roma, 10 marzo 2024 – Youtuber, gamer, tiktoker: sono tante le etichette del grande esercito dei professionisti del web che per tanti anni hanno vissuto in una sorta di far west, poche regole e molta fantasia e poche tasse. Ma in che modo gli influencer trasformano in denaro contante la propria notorietà? Quali sono le tecniche più utilizzate e, soprattutto, quali possono essere le strategie per eludere o addirittura sfuggire alle maglie del fisco?

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Il giro di affari 

Secondo gli ultimi dati disponibili, il fatturato annuo dei cosiddetti influencer ha sfiorato nel 2023 i 350 miliardi, con una crescita rispetto all’anno precedente di quasi il 20%. Del resto sono sempre più le aziende che per far conoscere il proprio brand si affidano al cosiddetto "marketing influencer", veicolando i prodotti attraverso post, blog, video o foto sui social media. Ovviamente fare la differenza è la "notorietà" di chi pubblica.

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Il tariffario

Non bisogna chiamarsi Chiara Ferragni o Vacchi per guadagnare. Sono tantissimi, infatti, i giovani (ma anche meno giovani) che guadagnano un discreto gruzzolo a fine mese con questa professione digitale. Nella classifica degli influencer più pagati in Italia troviamo al primo posto Khaby Lame, 160 milioni di follower. Ogni suo post gli frutta oltre 325mila euro Al secondo posto c’è Chiara Ferragni, una vera regina del mondo degli influencer, guadagna 95mila euro a post. Ma poi c’è tutto l’inverso dei micro-influencer. Si TikTok, si può essere già pagati con 5mila follower (50 euro a contenuto), su YouTube sono sufficienti 3mila, molto più alta la soglia di facebook, che non a caso è la piattaforma meno utilizzata. A seconda del numero dei follower il guadagno medio si attesta fra i 150 e i 300 euro.

I prodotti social 

Sono tanti i modi attraverso cui gli influencer guadagno sulla rete: dalla disponibilità a "ospitare" banner pubblicitari per la promozione di prodotti o marchi nel proprio blog o sito alla sponsorizzazione vera e propria di prodotti o marchi nei propri canali, alla partecipazione a eventi, shooting o fiere, fino alla vendita diretta di prodotti di un determinato marchio o di prodotti riportanti il proprio marchio o nominativo. Senza considerare, ovviamente, le sponsorizzazioni o le iniziative di beneficenza.

Come si sfugge al Fisco

Per molti anni queste nuove professioni digitali sono sfuggite agli occhi del fisco. Fino a quando l’Agenzia delle Entrate ha deciso di fatto di equiparare questi profitti ai redditi da lavoro autonomo o a quelli di impresa, a seconda, infatti, del tipo di organizzazione sottostante. Ma a volte, per risparmiare sulle tasse, si creano società ad hoc fra l’influencer e il committente. Spesso sono aziende che hanno residenze fiscali diverse da quelle dove viene realizzato il fatturato, magari con regimi fiscali migliori. Inoltre, in molti casi, si tenta di trasformare in proventi legati al diritto d’autore vere e proprie sponsorizzazioni, evitando ad esempio di pagare l’Iva. Inoltre, secondo una recente indagine della Commissione europea, solo un influencer su 5 dichiara la pubblicità che effettua sui social. Spesso si suggeriscono prodotti senza precisare che dietro il "consiglio" c’è stato un pagamento diretto. Proprio recentemente, per evitare confusione e, quindi, rendere più agevole anche il lavoro dell’Erario, è intervenuta l’Agcom equiparando le attività degli influencer ai normali canali di informazione, con tutte le regole connesse.

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