Lunedì 29 Aprile 2024

Il 45% dei talenti italiani è un candidato ‘passivo’

Il 45% dei talenti italiani è un candidato ‘passivo’

Il 45% dei talenti italiani è un candidato ‘passivo’

APPAGATI dal proprio lavoro. Fino a prova contraria. Solo il 15% dei talenti italiani, infatti, è alla ricerca di un’occupazione o di un’opportunità. I più attivi sono i giovani, con il 32% dei candidati nella fascia tra i 18 e i 24 anni e il 20% tra i 25 e i 34 anni, mentre meno di uno su cinque (19%) ha più di 35 anni. Il 45% dei talenti, invece, è un candidato “passivo”, ovvero una persona attualmente occupata che non cerca un altro impiego ma è aperta a proposte e nuove opportunità e che quindi può essere attivata con una “candidate experience” personalizzata. È quanto emerge dal “Talent Acquisition Report”, realizzato da CleverConnect attraverso un sondaggio – condotto in Francia, Germania e Italia – che rivela come i candidati percepiscono i nuovi modi di comunicare con le aziende e i loro recruiter, alla luce delle trasformazioni in atto legate all’impatto della tecnologia e delle nuove tecniche di selezione del personale.

Fondamentale è instaurare un rapporto con i candidati che, nel 55% dei casi, apprezzano una telefonata come primo contatto da parte di un recruiter. Prima di tutto è apprezzata la trasparenza nelle offerte di lavoro: il 46% dei talenti, infatti, non si candiderebbe senza informazioni sulla remunerazione e il 26% vorrebbe ricevere testimonianze dei dipendenti durante il processo di selezione da parte di un’azienda. Per quanto riguarda il resto del processo di assunzione, il 39% è pronto a interromperlo qualora si percepisca una selezione poco personalizzata, con domande o situazioni non coerenti con il livello di esperienza. Piace, invece, la valorizzazione delle competenze: nell’81% dei casi i talenti si dicono aperti a candidarsi anche per un’offerta di lavoro che non corrisponde alla propria professione ma alle proprie competenze.

Gli italiani, in modo particolare, sono portati a scartare l’offerta di lavoro per la mancanza di informazioni sulla retribuzione (46%) e sui compiti (46%), mentre il 43% è scoraggiato nel momento in cui non c’è trasparenza sulle fasi del processo di recruiting e il 36% se i criteri di selezione non sono presentati in modo chiaro. Durante il processo di assunzione, oltre alla selezione poco personalizzata (39%), incidono la mancanza di comunicazione dello stato della candidatura (36%) o di interazione con le persone all’interno dell’azienda (32%), il tempo di risposta dopo ogni fase (22%) e l’assenza di feedback personalizzati (23%). Per uno su cinque ha grande peso la durata complessiva del processo. Emerge, inoltre, come i giovani in fase di selezione apprezzino il contatto con le persone, il confronto e il feedback, mentre nella fase di application e screening possono farne a meno, prediligendo canali di comunicazione digitali.

"I processi di selezione e acquisizione dei talenti da assumere sono cambiati profondamente negli ultimi anni – spiega Dario D’Odorico (nella foto), Country Manager Italia e Spagna di CleverConnect – Si è passati da un processo lineare di pubblicazione di un posto vacante, attesa delle candidature, colloqui e scelta del candidato, a un percorso di selezione molto più articolato. Oggi, in un mercato del lavoro complesso dove mancano candidati e competenze in diversi settori, sono sempre più i candidati a scegliere l’azienda e non il contrario. Per rendersi attrattive, le imprese devono imparare a costruire relazioni di qualità con i talenti con cui entrano in contatto, prima, durante e dopo il processo di selezione, rendendo annunci e iter di selezione più trasparenti, attivando molteplici canali di comunicazione, per trasformare candidati passivi in attivi".

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