Jack Daniel's: "Quel giocattolo per cani ci danneggia". E fa causa al produttore

La cosiddetta pietra dello scandalo è la forma stessa del giocattolo in questione, chiaramente modellato sull’iconica bottiglia di whisky

La bottiglia di Jack Daniel's e il giocattolo per cani Bad Spaniels

La bottiglia di Jack Daniel's e il giocattolo per cani Bad Spaniels

Roma, 26 marzo 2023 - Un giocattolo per cani da masticare e una bottiglia di Jack Daniel's. Quale collegamento? C’è e la questione all’apparenza vivace è tutt’altro che spensierata, essendo arrivata fino alla Corte Suprema degli Stati Uniti.

Umorismo irriverente e giochi di parole

La cosiddetta pietra dello scandalo è la forma stessa del giocattolo in questione, chiaramente modellato sull’iconica bottiglia di whisky. Il timore del produttore di alcolici è che il marchio venga associato alla "cacca di cane": sulla bottiglia, laddove Jack Daniel's afferma che il suo prodotto contiene il 40% di alcol in volume, si dice che il giocattolo Bad Spaniels sia "43% di cacca". Non solo la scritta 'Old No. 7 Brand Tennessee Sour Mash Whisky' sulla bottiglia è stata sostituita sul giocattolo da masticare da 'The Old No. 2, on your Tennessee carpet'. Un'etichetta attaccata al giocattolo aggiunge "non è affiliato alla Jack Daniel Distillery".

Mercoledì i giudici si sono divisi su diversi temi: hanno espresso opinioni divergenti sul fatto che il giocattolo fosse un prodotto puramente commerciale o espressivo e sul fatto che i consumatori fossero giustamente confusi sulla sua fonte. Si è parlato, inoltre, di "parodia del marchio di liquori" e i giudici si sono appellati al Primo Emendamento. Più precisamente, una giuria unanime di tre giudici della Corte d'Appello del Nono Circuito, a San Francisco, ha affermato che il Primo Emendamento richiede, in questo caso, un test più impegnativo. "Il giocattolo per cani Bad Spaniels, anche se sicuramente non è l'equivalente della Gioconda, è un'opera espressiva che usa umorismo irriverente e giochi di parole per prendere in giro Jack Daniel's”, ha scritto il giudice Andrew D. Hurwitz. Lisa S. Blatt, una delle avvocatesse del pool di Jack Daniel's, ha detto che la domanda chiave non è chiedersi se il giocattolo sia commerciale, ma se i consumatori, avendolo tra le mani, si siano sentiti confusi su chi lo avesse prodotto.

Il sostegno di Nike e Campbell Soup

Nella sua crociata contro i giocattoli per cani Jack Daniel’s non è sola, e può contare sul supporto di validi alleati come Nike e Campbell Soup, che hanno sottolineato come il tutelare iniziative del genere potrebbe portare ad altre parodie in grado di danneggiare effettivamente l’immagine dei loro marchi. D’altro canto, gli avvocati di VIP Products (l’azienda produttrice del gioco) sostengono che una sentenza a loro sfavore renderebbe più semplice per le grandi aziende limitare la libertà di espressione di soggetti terzi. La Corte Suprema ha fatto sapere che ascolterà le parti e che prenderà una decisione entro la fine dell’anno.

Redbull vs Muggitu Boeli, una piccola cantina sarda

Una storia già vista: sempre a causa di questa potenziale e pericolosa “confusione dei consumatori davanti a un prodotto” il colosso Red Bull ha comminato una diffida nei confronti di una piccola cantina vinicola di Mamoiada, in provicinia di Nuoro, rea di aver 'copiato', a loro avviso, il famoso logo con i due tori.

L'etichetta dei vini 'Muggittu Boeli' raffigura due buoi, uno vicino all'altro, con sotto il segno rosso dell'aratro e sopra la rappresentazione dei cerchi della stele di Boeli, un menhir che risale al Neolitico. Tanto è bastato per far insorgere l'ufficio legale del colosso dell'energy drink, che ha inviato una pec alla cantina con diffida dall'utilizzare quel marchio troppo simile. Sono in tanti a solidarizzare con il giovane imprenditore sardo, con messaggi di sostegno che arrivano fino dall'Austria. Davide contro Golia, insomma. Il giovane proprietario della cantina, Mattia Muggitu, 23 anni, è deciso ad andare sino in fondo e salvare la sua produzione: sono già sul mercato, infatti, duemila litri di vino, imbottigliati e confezionati, frutto della lavorazione di un vigneto di cinque ettari. Produzione che la Red Bull ora vorrebbe far sparire dal mercato.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro