Giovedì 2 Maggio 2024

A qualcuno piace atomico Ma la via è il mix energetico

ALTRO CHE EOLICO, solare o idroelettrico. Di fronte alla guerra in Ucraina e allo spettro di una mancanza di gas in tutta Europa, la comunità finanziaria internazionale ha puntato di nuovo i riflettori su una fonte energetica che certo non piace agli ambientalisti. Stiamo parlando del contestatissimo nucleare, una delle possibili alternative alla dipendenza dagli idrocarburi importati in Europa dalla Russia di Putin. Per rendersene conto basta leggere un recente commento di Eric Fuller e Cindy Paladines, gestori della casa di investimenti internazionale Tcw. "Energia nucleare in un mondo che si riscalda: è tempo di ripensarci?".

Si intitola così il documento diffuso da Fuller e Paladines, che esprimono una posizione netta: "In termini di generazione di energia pulita e affidabile", scrivono, "il nucleare non ha eguali". Come le fonti rinnovabili, a detta dei due gestori, l’energia atomica non produce emissioni dirette di carbonio o di gas serra ma è più affidabile e prevedibile perché, a differenza dell’eolico o del solare, non dipende da condizioni meteorologiche costanti o da cicli stagionali. Sullo stesso argomento è intervenuto anche Yun Bai, analista di un altro gruppo finanziario internazionale come la svizzera Vontobel. Bai ha sottolineato che il 6 luglio scorso la Commissione Europea ha respinto una mozione che si opponeva all’inclusione del nucleare tra le attività economiche sostenibili per l’ambiente.

"Il voto", sostiene l’esperto di Vontobel, "dimostra ancora una volta che l’Unione Europea vuole incoraggiare gli investimenti nell’industria nucleare per accelerare il passaggio dai combustibili fossili solidi o liquidi, compreso il carbone, verso un futuro neutrale dal punto di vista climatico". Che piaccia o no, insomma, il sentiment verso l’energia atomica sembra cambiato nel Vecchio Continente. Va ricordato, inoltre, che l’Europa non è l’unica regione del globo che punta sul nucleare. Alla conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP26) del 2021, la Cina, leader mondiale nella produzione di energia solare, eolica e idroelettrica, ha annunciato infatti la costruzione di 150 nuovi reattori fino al 2035. È un investimento enorme, sottolinea Bai, che vale circa 440 miliardi di dollari e che farà fare passi avanti a Pechino verso l’obiettivo di migrare da un’economia ad alta intensità di carbone a un’economia neutrale dal punto di vista delle emissioni di Co2. Anche l’analista di Vontobel evidenzia che, "a differenza delle fonti rinnovabili, l’energia nucleare fornisce elettricità continua che può essere adattata alla domanda". Dunque, Il fatto che un leader mondiale delle rinnovabili come la Cina veda chiaramente questi vantaggi nell’energia atomica è un segnale forte che conferma un dato: la combinazione vincente per liberarsi dalla schiavitù degli idrocarburi sarà un mix di due tipologie di fonti, nucleare e rinnovabili coniugati assieme. Ovviamente, la comunità finanziaria guarda all’energia atomica come opportunità per far soldi. "Nei prossimi anni", aggiunge Bai, "gli investitori potranno approfittare della necessità di ridurre le emissioni di Co2, investendo nell’intero ciclo di vita della produzione nucleare, dall’estrazione alla generazione di energia". Esistono già diversi prodotti finanziari che permettono di cavalcare un eventuale riscoperta del nucleare. Ci sono per esempio alcuni Etf (exchange traded fund), cioè fondi negoziabili in borsa con un portafoglio composto da titoli di società attive nell’estrazione, nella lavorazione e nella raffinazione dell’uranio, la materia prima da cui si ricava l’energia atomica.