Venerdì 26 Luglio 2024
Vittorio Bellagamba
Economia

Investimenti green 2023: l'Europa batte gli Stati Uniti

L’Europa è testa di serie in tema di investimenti green, meglio anche degli Stati Uniti che pagano la generale sfiducia degli investitori nei confronti della sostenibilità.

Roma, 5 aprile 2024 – Gli investimenti green nel 2023 subiscono una brusca frenata e, per la prima volta, si è assistito a un loro netto deflusso a livello globale, pari a 2,5 miliardi di dollari. Questo dato è fornito dal secondo Rapporto annuale di O-Fire, ovvero l’Osservatorio sulla finanza sostenibile aperto due anni fa dall’Università di Milano-Bicocca con Banca Generali e Aifi, Associazione italiana del private equity, venture capital e private debt. Da questa analisi emerge anche che, in tema di investimenti green, l’Europa si è comportata meglio degli Stati Uniti nel 2023, promuovendo e favorendo un clima di fiducia nei confronti del cambio di paradigma delle imprese e dei cittadini.  

Investimenti green: l'Europa batte gli Usa - Crediti: iStock
Investimenti green: l'Europa batte gli Usa - Crediti: iStock

Il calo della fiducia nella sostenibilità negli Stati Uniti

Dall’altra parte dell’Oceano Atlantico, come detto, il 2023 è stato segnato da una generale sfiducia degli investitori nei confronti del green, con la miccia che è riconducibile a una regolamentazione non adatta a favorire gli investimenti in questo campo. A questo aspetto si aggiunge anche l'aumento del rischio di greenwashing (tecnica di marketing), con tutto ciò che ne consegue in tema di disincentivo da parte degli investitori a impegnare risorse sul piano ambientale.

Gli errori commessi a Washington hanno generato delle inevitabili polemiche negli Usa, con molti Stati che hanno addirittura deciso di muoversi contro il green, approvando cioè delle misure restrittive sugli investimenti nel campo della sostenibilità.  

Perché rallentano gli investimenti green

A fronte di un maggior numero di investimenti green in Europa rispetto agli Stati Uniti, il dato globale scoraggia chi ritiene che una maggiore sostenibilità possa essere l’unica via per risanare il mondo nel quale viviamo. Le cause di questa flessione, pari come detto a 2,5 miliardi di dollari, è riconducibile principalmente al rallentamento nella crescita accusato da alcune delle principali economie mondiali. È, purtroppo, un trend che prosegue da alcuni anni: già nel secondo trimestre del 2022 la raccolta del gestito green aveva iniziato a rallentare, con la resa definitiva che è arrivata alla fine del 2023.

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L’Europa è sempre più verde

Mosca bianca nello scenario descritto è l’Europa, continente nel quale si continua a credere nel green o, comunque, lo si fa in maniera più marcata rispetto agli Stati Uniti. Nel vecchio continente si concentra l‘84 per cento degli investimenti sostenibili mondiali, avendo attirato ben 3,3 miliardi di dollari. Per Giovanna Iannantuoni, rettrice dell’Università di Milano-Bicocca, la resilienza europea sul green è “un chiaro indicatore dell’impegno del continente verso obiettivi di sostenibilità a lungo termine, anche in tempi incerti. Tuttavia - ha aggiunto - la riduzione globale dei flussi di fondi sostenibili ci ricorda che il cammino verso la sostenibilità è disseminato di sfide che richiedono attenzione, innovazione e cooperazione internazionale”.

Gli sviluppi green europei

In un’Europa testa di serie in tema di investimenti green, fondamentali sono stati e saranno gli interventi normativi alla sostenibilità. Di recente è stato pubblicato l’atto delegato per l’ambiente e la direttiva sulla rendicontazione di sostenibilità delle imprese (Csrd), passaggi intermedi fondamentali per l’estensione dei requisiti di informativa non finanziaria. E ancora, oltre 50 grandi aziende europee sono state obbligate ad aderire allo European sustainability reporting standards, progetto che promuove una maggiore trasparenza e responsabilità sociale delle imprese per assicurare loro un’elevata competitività sul mercato.

“I dati sono incoraggianti - ha detto Elena Leonardi, responsabile servizio banking group sustainability di Banca Generali - ma non dimentichiamoci che è un percorso. La tassonomia europea è ancora in una fase di piena evoluzione e saranno necessarie nuove integrazioni e modifiche per favorire gli investimenti necessari a rendere l’Ue a zero emissioni nel 2050”.