Il gruppo automobilistico Stellantis, che comprende anche la Fiat, è stato citato in giudizio con una class action da un gruppo di azionisti statunitensi, con l’accusa di aver manipolato il prezzo delle proprie azioni e nascosto dati negativi relativi al suo stato finanziario. Recentemente l’azienda aveva annunciato dei risultati economici al di sotto delle aspettative, che hanno causato un crollo nel valore delle sue azioni. Anche se in Europa cause del genere sono piuttosto rare, negli Stati Uniti è comune che gli azionisti facciano causa alle aziende dopo un calo inaspettato del prezzo delle azioni.
Gli azionisti affermano che la casa automobilistica li avrebbe "ingannati nascondendo l’aumento delle scorte e altre debolezze, prima di pubblicare risultati deludenti che hanno causato il calo del prezzo delle azioni".
Stando alla denuncia presentata giovedì al Tribunale federale di Manhattan contro il gruppo, il suo amministratore delegato Carlos Tavares e la direttrice finanziaria Natalie Knigh, Stellantis avrebbe "gonfiato artificialmente il prezzo delle sue azioni per gran parte del 2024, dando valutazioni estremamente positive" sull’andamento di dati come scorte, nuovi prodotti e margine operativo, ma "la verità è emersa il 25 luglio" quando Stellantis ha comunicato i risultati del primo semestre, con un calo del 40% a 8,46 miliardi dell’utile operativo rettificato. Tavares a quel punto ha fatto sapere di essere pronto a cedere i marchi non performanti e Knight ha annunciato che sarebbero state necessarie "azioni decisive per affrontare le sfide operative" in Nord America, tra cui la riduzione della produzione e dei prezzi per i veicoli del gruppo.
I titoli Stellantis nei due giorni successivi hanno perso in Borsa il 9,9%, a 17,66 dollari, e oggi viaggiano intorno ai 16 dollari. Dai massimi di fine marzo (29 dollari ad azione) sono scesi dunque del 45%. I soci che hanno intentato l’azione legale chiedono un risarcimento danni non specificato per il periodo che va dal 15 febbraio al 24 luglio 2024.
Stellantis definisce la causa "priva di fondamento" e fa sapere che "l’azienda intende difendersi vigorosamente". La settimana scorsa, ricorda Reuters, il gruppo ha annunciato 2.450 esuberi nello stabilimento di assemblaggio di camion a Detroit perché la produzione del pickup Ram 1500 Classic sarà interrotta.
Elena Comelli