Giovedì 2 Maggio 2024

Giorgio Armani e il futuro del Gruppo, vendita o quotazione? "Sono io il padrone di me stesso"

Lo stilista parla della successione: "Indipendenti è meglio, ma non mi sento di escludere nulla. Ma so qual è la soluzione migliore"

Giorgio Armani, 90 anni fra tre mesi, è presidente e ad dell’omonimo Gruppo

Giorgio Armani, 90 anni fra tre mesi, è presidente e ad dell’omonimo Gruppo

Di successo in successo grazie alla tenacia, al coraggio, all’ostinazione, al genio di tutta una vita. Fino al più recente exploit di pochi giorni fa, quando ha svelato la collezione Armani-Casa “Echi dal mondo”, nel magnifico palazzo Orsini in via Borgonuovo 11, dove ha sede la Giorgio Armani SpA, stucchi settecenteschi e affreschi di Andrea Appiani.

Giorgio, lui solo, sempre padrone di se stesso, circondato dall’affetto della sorella Rosanna Armani, delle nipoti Silvana e Roberta Armani, del nipote Andrea Camerana, del collaboratore più stretto da moltissimi anni Leo Dell’Orco. "Finché vivrò sarò io il padrone", diceva a Milano, dopo una sfilata. "Così è sempre stato e così sarà. Non vendo, tantomeno ai francesi, e non entro in Borsa".

Ieri però, con un’intervista scritta con Bloomberg, lo stilista che si è definito "creativo rigoroso" durante la consegna della laurea honoris causa all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza (città dove è nato), ha voluto aggiungere qualcosa alle sue convinzioni sempre professate instancabilmente e orgogliosamente a testa alta: "L’indipendenza dai grandi gruppi potrebbe ancora essere un valore fondamentale per Armani in futuro, ma non mi sento di escludere nulla. Quello che ha caratterizzato il successo del mio lavoro è la capacità di adattarsi ai tempi che cambiano". Non escludendo, così, la possibilità che ci possano essere aggregazioni a qualche colosso della moda o sbarcare in Borsa, una volta che lui non sarà più alla guida.

«Non prevedo al momento un’acquisizione da parte di un grande conglomerato del lusso, ma non voglio escludere nulla a priori perché sarebbe un comportamento non imprenditoriale. E la quotazione non è qualcosa che abbiamo discusso, ma un’operazione che potrebbe essere considerata auspicabile in un lontano futuro".

A Giorgio Armani non sono mai piaciuti i grandi gruppi del lusso che "hanno sempre più nel mirino i marchi storici, con cambio di valori e conseguente sconvolgimento sostanziale anche per lo stile". Tantomeno i grandi gruppi francesi.

Da tanti anni si parla dello successione al grande stilista e da altrettanto tempo di vocifera di possibili vendite ed acquisti da parte di Bérnard Arnault (che oltre venti anni fa apparve all’improvviso a una sfilata milanese) o del Gruppo L’Oréal che produce profumi e cosmetici, in primis, ma finora non se ne è fatto nulla, molte chiacchiere nessuna vendita, re Giorgio ha sempre ribadito la sua indipendenza, il suo voler continuare a fare tutto da solo, padrone del suo Gruppo e della sua creatività.

A Bloomberg però ieri ha anche risposto che "per la successione credo che la soluzione migliore sarebbe un gruppo di persone fidate a me vicine e scelte da me", facendo riferimento alla Fondazione Armani, ai nipoti Silvana Armani, Roberta Armani e Andrea Camerana e a Leo Dell’Orco, che potrebbero occuparsi rispettivamente di stile donna, comunicazione e immagine, finanza e stile uomo. A loro spetterà guidare il futuro del Gruppo.

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