Di successo in successo grazie alla tenacia, al coraggio, all’ostinazione, al genio di tutta una vita. Fino al più recente exploit di pochi giorni fa, quando ha svelato la collezione Armani-Casa “Echi dal mondo”, nel magnifico palazzo Orsini in via Borgonuovo 11, dove ha sede la Giorgio Armani SpA, stucchi settecenteschi e affreschi di Andrea Appiani.
Giorgio, lui solo, sempre padrone di se stesso, circondato dall’affetto della sorella Rosanna Armani, delle nipoti Silvana e Roberta Armani, del nipote Andrea Camerana, del collaboratore più stretto da moltissimi anni Leo Dell’Orco. "Finché vivrò sarò io il padrone", diceva a Milano, dopo una sfilata. "Così è sempre stato e così sarà. Non vendo, tantomeno ai francesi, e non entro in Borsa".
Ieri però, con un’intervista scritta con Bloomberg, lo stilista che si è definito "creativo rigoroso" durante la consegna della laurea honoris causa all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza (città dove è nato), ha voluto aggiungere qualcosa alle sue convinzioni sempre professate instancabilmente e orgogliosamente a testa alta: "L’indipendenza dai grandi gruppi potrebbe ancora essere un valore fondamentale per Armani in futuro, ma non mi sento di escludere nulla. Quello che ha caratterizzato il successo del mio lavoro è la capacità di adattarsi ai tempi che cambiano". Non escludendo, così, la possibilità che ci possano essere aggregazioni a qualche colosso della moda o sbarcare in Borsa, una volta che lui non sarà più alla guida.
«Non prevedo al momento un’acquisizione da parte di un grande conglomerato del lusso, ma non voglio escludere nulla a priori perché sarebbe un comportamento non imprenditoriale. E la quotazione non è qualcosa che abbiamo discusso, ma un’operazione che potrebbe essere considerata auspicabile in un lontano futuro".
A Giorgio Armani non sono mai piaciuti i grandi gruppi del lusso che "hanno sempre più nel mirino i marchi storici, con cambio di valori e conseguente sconvolgimento sostanziale anche per lo stile". Tantomeno i grandi gruppi francesi.
Da tanti anni si parla dello successione al grande stilista e da altrettanto tempo di vocifera di possibili vendite ed acquisti da parte di Bérnard Arnault (che oltre venti anni fa apparve all’improvviso a una sfilata milanese) o del Gruppo L’Oréal che produce profumi e cosmetici, in primis, ma finora non se ne è fatto nulla, molte chiacchiere nessuna vendita, re Giorgio ha sempre ribadito la sua indipendenza, il suo voler continuare a fare tutto da solo, padrone del suo Gruppo e della sua creatività.
A Bloomberg però ieri ha anche risposto che "per la successione credo che la soluzione migliore sarebbe un gruppo di persone fidate a me vicine e scelte da me", facendo riferimento alla Fondazione Armani, ai nipoti Silvana Armani, Roberta Armani e Andrea Camerana e a Leo Dell’Orco, che potrebbero occuparsi rispettivamente di stile donna, comunicazione e immagine, finanza e stile uomo. A loro spetterà guidare il futuro del Gruppo.
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