Sabato 4 Maggio 2024

Tra Def e Patto di Stabilità, Giorgetti difende l’intesa Ue: "Fatto un passo avanti". Nuovi allarmi sul Superbonus

L’agenzia di rating Fitch avverte: "A causa degli incentivi il rapporto debito-Pil sopra il 142% nel 2027". E Bankitalia propone lo stop anticipato alle agevolazioni concesse dal governo Conte bis

Roma, 25 aprile 2024 – Chi pensava di trovare un ministro dell’Economia stanco e sfiduciato, dopo il voto del centrodestra a Strasburgo contro quel Patto di Stabilità che lo stesso Giancarlo Giorgetti ha sostenuto, si è dovuto ricredere. Il giorno dopo la dissociazione italiana (compresi grillini e Pd) dalle nuove regole europee sui conti pubblici, il titolare del dicastero dell’Economia, nel giorno dell’esame del Def in Parlamento, avvisa: “Vi sembro stanco? Ho fatto 74 vasche, sono una bestia”. Una premessa di forza che si accompagna alla difesa del lavoro fatto sul Patto: “È un inevitabile compromesso, ma è sicuramente un passo avanti”. La visione che il ministro ha del Patto è netta. La proposta italiana puntava sugli investimenti, ma non è quella che è passata in Europa. “Ciò che si è ottenuto è un passo in avanti – assicura il titolare dell’Economia – rispetto alle regole che sarebbero andate in vigore a partire dall’anno prossimo”.

Giancarlo Giorgetti, 57 anni, ministro dell’Economia e delle Finanze (Ansa)
Giancarlo Giorgetti, 57 anni, ministro dell’Economia e delle Finanze (Ansa)

L’impresa di riportare i conti in ordine, anche nell’arco temporale più lungo di sette anni che l’Italia punta di ottenere nella negoziazione con Bruxelles, non sarà semplice: per rispettare le regole l’Upb calcola un aggiustamento tra lo 0,5% e lo 0,6% del Pil l’anno, pari a circa 10-12 miliardi di euro. Ma a queste cifre dovranno aggiungersi le coperture per le politiche di bilancio, dalla conferma del taglio del cuneo già indicata come priorità (che pesa per altri 10 miliardi) agli interventi sull’Irpef. Certo è che il Def è un documento possibile allo stato dell’arte, che indica il quadro tendenziale, ma che è realistico e che di fondo conferma le linee guida del governo a favore del lavoro, dei redditi bassi e della natalità.

Il ministro dell’Economia difende le sue scelte. Senza imbarazzi, senza passi indietro, anzi. In Aula dall’avvio dei lavori, chiusi con l’approvazione della risoluzione di maggioranza che sprona il governo a presentare presto il quadro programmatico, il ministro ascolta tutti gli interventi e poi replica a braccio, rivendicando quanto fatto in Italia e in Europa. Prima di ogni altra cosa, al centro della sua attenzione c’è il Superbonus, il mostro che ha sfasciato i conti pubblici, la piovra che ha inghiottito le risorse che potevano servire a finanziare sanità, scuola e cultura. E, nel suo nuovo j’accuse contro gli incentivi edilizi, Giorgetti trova conforto nelle analisi dell’agenzia di rating Fitch e di Bankitalia. Sotto il peso del Superbonus il debito italiano è destinato a volare sopra il 142% del Pil nel 2027, secondo gli esperti dell’agenzia di rating che tratteggia nelle previsioni una “traiettoria un po’ più ripida” rispetto a quanto previsto dal governo nel Def. E lo scenario rischia di complicarsi anche secondo la Banca d’Italia: se neanche l’ultima stretta dovesse bastare, l’unica strada è lo stop anticipato della misura. Il tiraggio “significativamente più rilevante delle attese” del superbonus nel 2023, con una corsa a chiudere i contratti nell’ultima parte dell’anno, farà volare il rapporto debito/Pil al 142,3% nel 2027 “su ipotesi macroeconomiche e di bilancio meno favorevoli”, prevede Fitch: un livello ben superiore al 139,6% previsto dal governo.

Ma l’agenzia di rating, che si prepara a svelare a breve (il 3 maggio) il proprio giudizio sull’Italia, tratteggia una risalita più ripida del debito su tutto l’orizzonte di previsione. Il ministro dell’Economia, pur consapevole del peso del maxi-incentivo, non si tira indietro, però, nell’indicare i punti-chiave di una possibile manovra: il lavoro, la natalità (con l’intenzione di rinnovare i sostegni alle mamme lavoratrici) e i redditi bassi. Giorgetti detta la sua ricetta per la crescita, basata non su un modello ‘Lsd’ – lassismo, debito e sussidi – ma su sacrificio, investimento e lavoro.

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