Sabato 4 Maggio 2024

Povertà energetica: le famiglie a rischio sono 4 milioni

Secondo la Cgia di Mestre, nel 2020 erano 9 milioni le persone che faticavano a riscaldare le proprie case. E, con la crisi attuale, il numero è destinato a crescere

Riaccensione riscaldamenti

Riaccensione riscaldamenti

Mentre il Governo è alla ricerca delle risorse con cui finanziare il decreto Aiuti ter, la crisi energetica continua a mordere. A essere in difficoltà non sono solo le imprese, schiacciate dai rincari di gas ed elettricità, ma anche le famiglie, alle prese con bollette sempre più costose. Il problema, però, è sono anni che la situazione è particolarmente grave per i nuclei. Secondo una recente analisi della Cgia di Mestre, già nel 2020 le famiglie in povertà energetica - ovvero quelle che non riescono a utilizzare con regolarità il riscaldamento o i condizionatori e che, a causa delle precarie condizioni economiche, fanno un uso sporadico di elettrodomestici ad elevato consumo di energia - erano circa 4 milioni. In totale, si tratta di oltre 9 milioni di persone. Sono “dati allarmanti”, si legge nello studio della Cgia, basato sulle ultime statistiche disponibili dell’Oipe (Osservatorio italiano sulla povertà energetica), “perché sicuramente sottodimensionati”: le stime infatti risalgono, come detto, al 2020, ben prima che l’Italia fosse investita dalla crisi attuale. Ma quali sono le famiglie considerate “vulnerabili” sotto questo profilo? Si tratta, spiega la Cgia, di nuclei “con un elevato numero di componenti” e “che risiedono in alloggi in cattivo stato di conservazione, con il capofamiglia giovane, spesso inoccupato e/o immigrato”. Lo scenario cambia a seconda della parte della Penisola che si osserva. Infatti, la situazione più critica riguarda il Mezzogiorno, dove il 24-36% delle famiglie sono ritenute in povertà energetica. Nello specifico, la regione più in difficoltà è la Campania: i nuclei che usano saltuariamente luce e gas oscilla tra le 519 mila e le 779 mila unità.

Non va meglio in Sicilia e in Calabria: le famiglie costrette a ridurre i consumi di energia all’osso sono comprese, rispettivamente, tra le 481 mila e 722 mila e tra le 191 mila e 287 mila. Salendo lo Stivale, la situazione migliora, anche se leggermente. Sempre considerate a medio-alta “vulnerabilità energetica” sono le famiglie residenti nelle altre zone del Sud e del Centro: la forchetta è compresa tra il 14 e il 24%. Ad esempio, Puglia (con un numero di nuclei che oscilla tra i 223 mila e gli 383 mila), la Sardegna (tra 102 mila e 174 mila), le Marche (tra 90 mila e 154 mila), l’Abruzzo (tra 77 mila e 132 mila) e l’Umbria (tra 53 mila e 91 mila). A rischio meno basso sono invece le regioni del Nord, come Piemonte, Liguria, Friuli Venezia Giulia e Valle d’Aosta, e il Lazio (10-14% delle famiglie). Nella fascia più bassa, infine, si trovano la Lombardia, il Veneto, l’Emilia Romagna, la Toscana e il Trentino Alto Adige. In questo caso, la percentuale di famiglie a rischio scende al 6-10% del totale. Ma la Cgia lancia l’allarme anche per il mondo degli autonomi. Sono loro i più esposti all’aumento dei prezzi delle bollette che potrebbe registrarsi a partire dall’autunno. Siccome il 70% degli artigiani e dei commercianti non ha dipendenti, questa categoria si trova a pagare due volte l’aumento delle bollette di luce e gas degli ultimi sei mesi, da un lato come utenti domestici, dall’altro come piccoli imprenditori per riscaldare (o raffreddare) botteghe e negozi. A poco poi sono servite le misure di contrasto al caro energia introdotte dal governo Draghi. Infatti, ricorda la Cgia, nonostante i provvedimenti varati da Palazzo Chigi, “i costi energetici sono esplosi, raggiungendo livelli mai visti nel recente passato”. Inoltre, dagli ultimi dati Istat relativi al 2019, si legge che “il rischio povertà delle famiglie presenti in Italia con un reddito principale ascrivibile ad un lavoratore autonomo era pari al 25,1%, contro il 20% riconducibile a famiglie con fonte di reddito principale da lavoro dipendente”. E da allora, tra lockdown e crisi energetica, è improbabile che la forchetta non si sia ampliata. Insomma, per gli autonomi, il prossimo autunno rischia di essere particolarmente pesante.