Venerdì 26 Aprile 2024

Copyright, il sì del parlamento Ue che mette fine al far west

I singoli stati, Italia compresa, hanno due anni di tempo per recepirla con una legge vera e propria

Copyright, il relatore Axel Voss (Ansa)

Copyright, il relatore Axel Voss (Ansa)

Roma, 26 marzo 2019 - Il voto era atteso perché giungeva al termine di un lungo iter legislativo e una serrata trattativa tra parlamento, commissione e consiglio europeo, ed era stato descritto fino all’ultimo come un voto sul filo di lana. La realtà dei fatti ci dice invece che lo scarto tra chi desiderava una riforma e chi invece era dalla parte del far west attuale è stato forte. Il Parlamento europeo ha infatti approvato le nuove regole sul diritto d’autore con 348 sì, 274 no e 36 astenuti. Per diventare 'legge' dell’Unione europea servirà adesso un ulteriore passaggio nel consiglio dei governi che la maggior parte degli osservatori reputa un passo solo formale. In sostanza il sì del Parlamento è stato il passaggio fondamentale. I singoli stati, Italia compresa, hanno due anni di tempo per recepirla con una legge vera e propria. Le nuove norme Ue sul copyright, che includono salvaguardie alla libertà di espressione, consentiranno a creatori ed editori di notizie di negoziare con i giganti del web in modo da veder riconosciuto il valore dei contenuti da loro prodotti.

La decisione è stata salutata con soddisfazione dal presidente del parlamento europeo Antonio Tajani. "Il Parlamento ha scelto di mettere fine all’attuale far-west digitale, stabilendo regole moderne e al passo con lo sviluppo delle tecnologie", ha spiegato Tajani, secondo cui "l’Aula ha dimostrato la sua determinazione a proteggere e valorizzare l’inestimabile patrimonio di cultura e creatività europeo". Soddisfatti anche gli editori. "Si tratta di una grande vittoria per la stampa in Italia" ha detto il presidente degli editori di giornali europei (Enpa) Carlo Perrone. "Questo è un voto storico per l’anima e la cultura dell’Europa", ha sottolineato Perrone "e sarà essenziale per il futuro degli editori di stampa e il giornalismo professionista dove gli utenti del web si vedono ora garantito un internet democratico e pluralista".

La direttiva pone limiti al 'saccheggio' di contenuti da parte dei giganti del web, come avveniva finora quando le grandi piattaforme digitali riproducevano articoli di giornale, pezzi di libri, stralci di video o canzoni senza condividere con chi produce quel contenuto il guadagno conseguito attraverso la publicità. Peraltro si tratta di grandi strutture che non pagano le tasse in Italia ma ne pagano (pochissime) in Irlanda, Olanda o quant’altro. A questo punto bisognerà capire come l’Italia intenderà recepire la direttiva.

I grillini hanno sempre ostacolato qualsiasi norma di tutela del diritto d’autore (in consiglio europeo il governo italiano ha votato contro la direttiva, comunque passata perché lì esiste un sistema di voto ponderato). E’ probabile però che verranno stretti accordi tra i giganti del web e i produttori di contenuti in modo che per il consumatore finale non cambi poi troppo ma vengano ripartiti i guadagni. Ma non è solo una questione di costi. L’articolo 13 della direttiva, che i giganti del web hanno contrastato, prevede infatti una forma di responsabilità delle piattaforme rispetto ai contenuti veicolati. Finora non esiste nessun controllo, per cui in rete attraverso i vari Facebook, Google, Twitter finisce qualsiasi cosa, anche le ingiurie, le calunnie oltre ovviamente alle fake news. Se le piattaforme saranno responsabili saranno anche spinte a esercitare un controllo. Alcuni la definiscono censura, in realtà è la tutela della libertà di ognuno di non sentirsi offeso dal primo che passa. Come accade nel resto della stampa

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro