Venerdì 19 Aprile 2024

Canone Rai 2023: si paga ancora in bolletta. Quanto costa e come si paga

E' stata una delle tasse più odiate - e in passato più evase - dagli italiani. Eppure in larga parte d'Europa si paga più che in Italia

Dettaglio di una bolletta con il canone Rai (Ansa)

Dettaglio di una bolletta con il canone Rai (Ansa)

Milano, 15 novembre 2022 -  Altro che patrimoniale. Per gli italiani la tassa più odiata da versare allo Stato sarebbe il pagamento del canone Rai. Tanto da essere stata a lungo tra le imposte più evase dai nostri connazionali. Lo testimoniano diversi sondaggi, tra i quali spicca una rilevazione dal centro studi dell’Anci, l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, realizzata però nel 2011, quando il canone ammontava 110,5 euro. Da allora molte cose sono cambiate, sia perché l’importo è sceso, passando da una fase transitoria di 100 euro e arrivando agli attuali 90, sia perché dal 2016, col Governo Renzi, il corrispettivo da pagare venne inserito all’interno delle bollette elettriche. La decisione, che venne presa appunto per combattere l’evasione, avrebbe dovuto cessare i suoi effetti a strettissimo giro di posta, dal momento che ai tempi del recente esecutivo Draghi e nell’ambito del Pnrr (quando l’Italia si era impegnata a eliminare dalle bollette tutti gli oneri improri) era stata avanzata l’intenzione di svincolare tale costo dalle utenze elettriche a partire dal primo gennaio 2023. Nel corso del Mef del 14 novembre però la palla è tornata a centrocampo con un nulla di fatto: l’inserimento del canone Rai non andrebbe infatti in contrasto con le disposizioni legate alla trasparenza del mercato dell’energia.

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Quanto costa 

Dunque a oggi si resta agli attuali 90 euro spalmati nell'arco di dieci rate mensili, da gennaio a ottobre di ogni anno. Se nessun componente della famiglia è titolare di un contratto elettrico di tipo domestico residenziale invece, il canone deve essere versato con il modello F24 entro il 31 gennaio dell'anno di riferimento. E’ anche consentito pagare direttamente con addebito sulla pensione, ma per farlo serve presentare la richiesta al proprio ente entro il 15 novembre dell’anno precedente a quello cui si riferisce l’abbonamento. L’agevolazione riguarda tutti i cittadini, titolari di abbonamento alla televisione, con un reddito di pensione percepito nell’anno precedente a quello della richiesta non superiore a 18.000 euro.

Chi non deve pagare

​La disposizione che prevede il pagamento del canone televisivo venne introdotta dal Regio Decreto Legge numero 246 del 21 febbraio 1938 e da allora – pur con tutte le modifiche del caso – è arrivata fino a noi. Per dimostrare di non essere in possesso di alcun apparecchio, occorre inviare una dichiarazione sostitutiva comunicando l’assenza della tv nelle specifiche abitazioni interessate dalla fornitura di energia elettrica.

Sono inoltre esentati dal pagamento del canone i cittadini che hanno compiuto 75 anni e con un reddito annuo non superiore a 8.000 euro. Niente balzello pure per gli agenti diplomatici, i funzionari o gli impiegati consolari, i funzionari di organizzazioni internazionali e i militari di cittadinanza non italiana o il personale civile non residente in Italia di cittadinanza non italiana appartenenti alle forze Nato di stanza in Italia. 

Come funziona all'estero

E all’estero che succede? Parrà strano, ma in Europa l'Italia è tra i paesi nei quali si sborsa uno degli importi più bassi. A riguardo l’Agi, Agenzia Giornalistica Italiana, ha effettuato uno studio dal quale emerge che i costi maggiori sono sostenuti dai telespettatori svizzeri, ai quali viene chiesto un versamento, convertito nella nostra valuta, di circa 410 euro. La televisione pubblica francese è finanziata da un canone che nel 2019 ammontava a 139 euro per la Francia continentale e a 89 euro per i dipartimenti d’oltremare. Gli spot pubblicitari sono però fortemente limitati, in base sia alle fasce orarie che al pubblico di riferimento. Nel Regno Unito serve sborsare circa 180 euro, mentre in Spagna non è prevista un’imposta specifica, ma il finanziamento del servizio deriva dalla fiscalità generale e in parte da contributi che sono tenuti a versare gli operatori privati: secondo uno studio dell’Università di Santiago di Compostela, ogni nucleo familiare paga ogni anno indirettamente, tramite le tasse, 98,80 euro per il servizio pubblico radiotelevisivo.  Passando al fronte più virtuoso, in Grecia secondo le rilevazioni di EuroNews, il canone è di 3 euro al mese (36 euro all’anno), la cifra più bassa dell’Unione. La piattaforma britannica Idealo ha infine condotto un approfondimento dal quale emerge per esempio che in Olanda il servizio pubblico è finanziato dalla fiscalità generale e dalla pubblicità, e lo stesso accade a Cipro. In Finlandia c’è un’apposita tassa progressiva (da cui sono esclusi i redditi più bassi) e un sistema analogo esiste anche in Islanda. In Ungheria invece non si pagano né canoni, né tasse specifiche per il servizio radiotelevisivo pubblico.

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