Domenica 27 Luglio 2025
MADDALENA DE FRANCHIS
Economia

Il caffè al bar resiste ai rincari: rito irrinunciabile per un italiano su due

Diminuiscono i prezzi della varietà arabica, tornati a livelli che non si vedevano da dicembre 2024. Ancora più rilevante il calo segnato dalla robusta

Varietà di caffè esposte in Vietnam, secondo esportatore al mondo (Ansa)

Varietà di caffè esposte in Vietnam, secondo esportatore al mondo (Ansa)

Sebbene i rincari, susseguitisi in particolare negli ultimi tre anni, l’abbiano resa un rituale sempre più costoso, la pausa caffè al bar resta un punto fermo per gli italiani. È quanto emerge da un'indagine condotta dall’istituto di ricerca Eumetra per Lavazza e presentata oggi a Roma: almeno 5 italiani su 10 fanno colazione fuori casa almeno una volta al mese; il 20% più volte a settimana. Dati confermati anche nel caso di Roma: il 52% degli abitanti della capitale si concede una colazione fuori casa almeno una volta al mese.

I risultati dell’indagine

Lo studio mette in evidenza, innanzitutto, quanto sia radicata, nella cultura italiana, l'abitudine di iniziare la giornata in luoghi che fanno sentire a proprio agio, diventando, il più delle volte, spazi di aggregazione sociale e condivisione. Tra le varie opzioni disponibili, il bar si conferma la più gettonata: il 59% degli italiani sceglie infatti il bar per la colazione fuori casa, seguito da pasticcerie e caffetterie, che invece ottengono un più contenuto 24%. A Roma, peraltro, la percentuale degli affezionati al bar sale al 76%.

Ci sono diverse ragioni per cui gli italiani privilegiano questi spazi: il 66% degli intervistati considera la colazione fuori casa una ‘coccola’, oltre che un momento irrinunciabile di socialità. Altri fattori determinanti sono il gusto del caffè al bar (24%), l'ampia scelta di cibi e bevande disponibili (24%) e il risparmio di tempo che questa abitudine comporta (19%). Gli analisti hanno evidenziato anche i criteri con cui si seleziona il proprio posto preferito per la colazione: al primo posto c’è la qualità del caffè (36%), seguita dall’atmosfera del locale, dalla convenienza e dall’offerta del cibo. Altra curiosità: la percentuale di chi applica la discriminante legata al gusto del caffè sale al 43% a Roma e al 47% a Napoli, città in cui la tradizione della ‘tazzina’ è senz’altro più sentita che altrove.

Le quotazioni del caffè sui mercati internazionali

Tornando alla nota dolente del caro-caffè, divenuto una costante degli ultimi anni e determinato da diverse cause – effetti del cambiamento climatico in primis – gli ultimi aggiornamenti aprono, tuttavia, un piccolo spiraglio di speranza.

Bene la robusta…

Come reso noto dagli esperti di Aretè, società indipendente specializzata nei servizi di analisi e previsione sui mercati delle materie prime agrifood, il dipartimento dell’Agricoltura americano ha pubblicato, nelle scorse settimane, il rapporto ‘Coffee: world markets and trade’, contenente le prime previsioni per la campagna 2025/26. La produzione globale 25/26 è prevista raggiungere un record di circa 178,7 milioni di ‘bags’ (dall’inglese, ‘sacconi’, unità di misura utilizzata per i prodotti in grani), +2,5% rispetto al 2024/25. L’aumento produttivo è riconducibile principalmente alla varietà robusta, attesa in aumento del 7,9%, con incrementi in Brasile, Indonesia e Vietnam.

Male l’arabica

E la cattiva notizia? Calerà ancora la produzione della preziosa miscela arabica (-1,7%), con contrazioni produttive in Paesi, come Brasile e Colombia, che rappresentano le principali aree di esportazione. I consumi, dopo i rincari da record delle ultime tre campagne - e in un contesto di crescita economica globale limitata - sono previsti aumentare dell’1,7%: decisamente meno, dunque, rispetto a un tasso medio delle 10 campagne pre-23/24 di circa il +3%. Conseguentemente il mercato, dopo quattro campagne di deficit, andrebbe incontro a un leggero surplus, pari a circa 1,1 milioni di bags. Il livello di scorte (+5% rispetto al 24/25) si conferma, tuttavia, basso (-36% rispetto alla media delle dieci campagne pre-23/24): il mercato, dunque, è costantemente esposto a rischi e incertezze, con conseguente volatilità. Areté segnala, infine, come il miglioramento delle aspettative sui livelli di offerta 25/26, assieme alle prese di posizione degli operatori non commerciali sui mercati, abbiano alimentato un trend deflattivo sui mercati finanziari internazionali. Da fine aprile a fine giugno i prezzi della varietà arabica hanno registrato una diminuzione del 27%, tornando a livelli che non si vedevano da dicembre 2024. Più rilevante il calo segnato dalla varietà robusta, -32%: siamo ai minimi da maggio 2024.