Roma, 8 dicembre 2024 – C'è una spada di Damocle che pende su uno dei marchi storici del made in Italy nel mondo. Bialetti industrie, l'azienda produttrice della leggendaria Moka Espress, dovrà trovare un nuovo compratore entro il 30 aprile 2025. La vendita, infatti, si è resa necessaria per finanziare il rimborso dei prestiti ottenuti tra il 2019 e il 2021 che furono fondamentali per salvare l'azienda dal default.
Con un indebitamento finanziario netto di 92,3 milioni di euro al 31 ottobre 2024, l’azienda è alle prese ormai da anni con una complessa ristrutturazione economica in grado di non compromettere l’operatività aziendale e commerciale. I debiti ci sono ma l'azienda non si ferma, questo è emerso dal report diffuso il 28 novembre scorso.
Dalla torrefazione di Coccaglio ai punti vendita sparsi in tutto il mondo, il gruppo ha sempre cercato di bilanciare il peso dei debiti con un’operatività che non si è mai fermata. Il funzionamento quotidiano viene garantito con una liquidità che ammonta a 21,7 milioni di euro. Per quanto riguarda i debiti scaduti di natura commerciale, l'ammontare al 31 ottobre è di 11,9 milioni di euro ma la situazione appare sotto controllo: nessuna sospensione delle forniture e soprattutto nessuna azione giudiziaria pendente.
Nonostante l’aumento del consumo domestico di caffè, Bialetti ha faticato a capitalizzare su questa tendenza, schiacciata da nuove tecnologie “più comode”, da crisi globali e dalla pandemia. La crisi di Bialetti Industrie, infatti, risale alla fine degli anni 2000. Dopo la quotazione in borsa nel 2007, l’azienda ha intrapreso una serie di acquisizioni e investimenti, tra cui l’espansione con negozi monomarca e l’ingresso nel mercato delle capsule di caffè.
Tuttavia, la crisi economica globale del 2008 ha colpito duramente il settore dei beni di consumo, causando un calo delle vendite e un aumento dell’indebitamento. Nel 2015, è stato ceduto il marchio Girmi per affrontare le difficoltà finanziarie. Nonostante gli sforzi, nel 2018 l’azienda ha registrato una perdita di oltre 15 milioni di euro nel primo semestre, con un indebitamento finanziario netto di 78,2 milioni di euro.
Inoltre, difronte alla crescente popolarità delle macchine per caffè a capsule, appannaggio delle grandi multinazionali, ha ulteriormente eroso la quota di mercato di Bialetti. Le strategie di ristrutturazione del debito e i tentativi di rilancio, inclusi nuovi piani industriali e accordi con creditori, non sono stati sufficienti a invertire la tendenza negativa. Come se non bastasse, la pandemia ha aggravato la situazione, con la chiusura dei punti vendita e interruzioni nella catena di approvvigionamento. Dal 2021, Bialetti è impegnata in un nuovo accordo di ristrutturazione, approvato dal Tribunale di Brescia, che punta a gestire i prestiti obbligazionari legati a investitori strategici come Sculptor Ristretto Investments e Illimity Bank. Nel corso dei primi nove mesi del 2024, il gruppo ha annunciato che le negoziazioni con potenziali investitori stanno proseguendo. L’obiettivo è trovare un compratore che possa garantire la continuità dell’azienda. La vendita è cruciale per finanziare il rimborso dei prestiti e per assicurare un futuro stabile a Bialetti.