Roma, 7 agosto 2023 – Care ferie. Nel senso che se è vero che gustarsi un’alba sul mare o un tramonto tra i colli non ha prezzo, il costo per arrivarci, al mare o in montagna, non è affatto trascurabile. Nell’estate degli aumentati legati alle vacanze, una fetta significativa è legata anche ai costi del carburante.
Lo conferma Davide Tabarelli, fondatore e presidente della società di ricerca Nomisma Energia, che parla dati alla mano, analizzando un contesto circondando ancora da tante incognite.
Tabarelli, ci aspetta un Ferragosto ‘bollente’ prima di tutto nelle stazioni di rifornimento?
“Il trend dei prezzi di carburante in effetti è in aumento e le indicazioni che abbiamo lasciano presagire che gli aumenti che ci sono stati nel recente passato, non sono ancora stati assorbiti per intero dai consumatori”.
Dunque è meglio fare scorte?
“Per quanto possibile, sì. Ovviamente stiamo parlando di serbatoi, che mediamente contengono una quarantina di litri di carburante il che vuol dire che, nell’ottica dei prossimi attesi aumenti, il risparmio che si avrebbe ora a fronte di un aumento di qualche centesimo, oscilla sull’ordine di tre o quattro euro per un pieno. Ma il tema non si esaurisce certo qui”.
Quali altri accorgimenti è bene adottare?
“Non parlo citando modelli economici, ma rifacendomi al buonsenso. Prima di tutto, fare rifornimento in autostrada è decisamente più dispendioso rispetto ai costi che si sostengono negli impianti collocati sulla viabilità ordinaria. Dunque è bene rifornire la propria vettura con un pieno prima di superare il casello: in questo modo il risparmio cresce sensibilmente, visto che a fronte di una differenza di 20 o 30 centesimi al litro, sui 40 litri di capienza media di un serbatoio, riusciamo a preservare circa 12 euro”.
Un pieno ‘preventivo’ in ogni caso spesso non basta per arrivare a destinazione.
“In effetti mediamente le statistiche indicano la necessità di effettuare almeno un altro rabbocco durante il viaggio. In questo caso il consiglio è analogo: se ci si trova in autostrada, è meglio evitare di rifornire fino al rabbocco, ma piuttosto di scegliere il quantitativo che possa permettere di arrivare in sicurezza a destinazione, con la consapevolezza che poi, una volta pagato il pedaggio, si tornerà a muoversi in un contesto di prezzi inferiori”.
C’è anche il tema della velocità.
“E’ dirimente, prima di tutto in termini di sicurezza. La vita propria e degli altri viene molto prima delle ‘strategie di portafoglio’. Tornando al nostro esempio del viaggio da 80 litri (due serbatoi pieni) di carburante, moderare la velocità consente di risparmiare fino al 20%, percentuale traducibile in una trentina di euro che non vengono spesi”.
Il tema è noto da tempo. Come reagiscono gli automobilisti?
“In effetti se ne parla dalla crisi petrolifera di 50 anni fa, ma l’argomento resta attualissimo. Non si può generalizzare, anche perché l’Italia è il Paese che, in relazione al numero di abituanti, conta il più alto numero di veicoli, circa 40 milioni. In questo mare nuotano persone con abitudini profondamente diverse. La stragrande maggioranza degli automobilisti è molto attenta al tema del risparmio e lo dimostrano i crescenti volumi registrati negli impianti self-service o ’fantasma’, quelli senza operatore. Perché in effetti pure su questo terreno si giocano importanti differenze di prezzo, in grado di far lievitare i costi di un’altra dozzina di euro a rifornimento”.
Dunque qual è il mix più caro da evitare?
“Un pieno servito in autostrada. Non ho ovviamente nulla con chi opera in quel comparto, che è in ogni caso assoggettato a dinamiche differenti. Semplicemente, dal punto di vista di chi sta al volante, è molto meglio cercare alternative a questa combinazione”.
Parla di trend in aumento. Quanto durerà questa fase?
“Difficile dirlo con certezza, ma l’impressione attuale è che i tempi non saranno brevi. Troppe problematiche sono in ballo, a partire ovviamente dalla guerra in corso alle porte dell’Europa. La Russia, insieme all’Arabia Saudita e agli Stati Uniti, è uno dei principali produttori ed esportatori di petrolio: il contesto internazionale è decisamente ostile. E non c’è solo quello, perché al tema si accorgono le decisioni dell’Opec di ridurre la produzione e tanti altri fattori, che in Italia passano per forza dall'amplissima percentuale di tasse che pesa su ogni litro di carburante. Tutti i costi legati alla produzione, al trasporto, allo stoccaggio e all'erogazione, sono racchiusi in una forbice di una ventina di centesimi, circa il 10% del totale: il nocciolo del problema è altrove. E in ogni caso deve essere quanto meno arginato. E poi risolto”. Fino a dove potranno arrivare i listini? “Cresceranno, ma credo che non siano desinati a esplodere. Il trend lascia presagire un tetto inferiore ai massimi che abbiamo registrato nel 2022, subito dopo lo scoppio della guerra”.