Mercoledì 24 Aprile 2024

Banche estere Guido Rosa confermato al vertice

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UNA LUNGA e forte presenza nel nostro Paese. E’ quella delle banche estere che confermano il loro sostegno al sistema Italia. Una presenza, sottolinea Guido Rosa

(nella foto), nominato per un altro triennio alla guida dell’Aibe (Associazione italiana banche estere) che «è sempre stata positiva e rilevante» e resta «vitale» anche nei momenti più difficili sia per le incognite internazionali sia per quelle interne, dalla situazione dei conti pubblici a un’economia frenata nella crescita fino alle riforme la cui non attuazione sta facendo perdere attrattiva internazionale all’Italia. Pur in questo contesto, secondo quanto emerge dal nono Annual Report Aibe, la presenza e il contributo delle banche estere in Italia (con 79 filiali nel 2018, come nel 2017) non è venuta meno. In particolare, sottolinea Rosa, «la forte presenza nella concessione di garanzie finanziarie a supporto delle imprese italiane nelle attività di export e internazionalizzazione (con il 48% del totale) e il traino allo sviluppo di settori come l’Equity e il M&A.

E L’APPARENTE forte riduzione della presenza delle istituzioni finanziarie estere registrata nel 2018 nei prestiti sindacati (dal 79 al 68% di quota di mercato), nel Capital market (dall’83 all’81% per operazioni con principali investitori esteri) e nel merger and acquisition in entrata (dal 49 al 20%) si giustifica in parte per il confronto con il sensibile aumento registrato nel 2017 e in parte perché alcune operazioni importanti, iniziate l’anno scorso, si sono concretizzate nei primi mesi del 2019. Se resta rilevante quindi l’apporto all’economia e alla finanza italiana delle banche estere (con il 100% nel mercato delle cartolarizzazioni Abs e Mbs), il 45% nel credito al consumo, il 17% del factoring, il 26% del leasing e il 34% (stabile) nell’asset management (con 663 miliardi di patrimonio gestito) non manca qualche segnale che «se non preoccupante» merita però, secondo Rosa, «attenzione». In particolare la riduzione (dal 32 al 29%) dello stock del nostro debito pubblico detenuto da non residenti che segnala una diminuzione della fiducia nell’Italia anche se nei primi mesi del 2019 c’è stata una ripresa degli acquisti favorita dall’aumento dei rendimenti. Achille Perego

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