Lunedì 29 Aprile 2024

Walter Biot, le accuse di spionaggio e i segreti ai russi: “Finalità anche politiche e cautele non comuni"

Lo scrivono i giudici della Corte d’Assise di Roma nelle motivazioni della sentenza con cui il 19 gennaio scorso hanno condannato a 20 anni l’ufficiale di Marina accusato di spionaggio

Walter Biot per i giudici della Corte di Assise di Roma "ha agito anche con finalità politiche": così si legge nelle motivazioni della condanna

Walter Biot per i giudici della Corte di Assise di Roma "ha agito anche con finalità politiche": così si legge nelle motivazioni della condanna

Roma, 15 aprile 2024 - Walter Biot “aveva finalità anche politiche” e ha usato “cautele e accorgimenti non comuni” nel procurarsi mediante acquisizione fotografica “documenti contenenti le notizie segrete e riservate” al fine “di rivelarle all’agente diplomatico della Federazione Russa” con la “finalità chiara di favorire uno Stato estraneo all’Alleanza Atlantica” e con la “concreta messa in pericolo degli interessi protetti dalle norme”.

Lo scrivono i giudici della Corte d’Assise di Roma nelle motivazioni della sentenza con cui il 19 gennaio scorso hanno condannato a 20 anni l’ufficiale di Marina accusato di spionaggio. Per i magistrati “la condotta dell’imputato è stata lesiva degli interessi dell’organizzazione politica statale nelle sue strutture e anche nei rapporti con enti sovranazionali cui lo Stato aderisce”.

Nelle oltre 130 pagine di motivazioni i giudici ricostruiscono la vicenda del capitano di Fregata, già condannato a 29 anni dai giudici di appello militare, affermando che la condotta “nell’acquisizione e trasmissione delle notizie” si atteneva a “non comuni cautele e accorgimenti per non essere scoperto”. Un modus operandi portato avanti “fino alla consegna della micro Sd al diplomatico russo dietro compenso in denaro”, dalle indagini risultano 5mila euro.

Una condotta che “certamente contribuisce ulteriormente a definire nella specifica vicenda che le informazioni che stava consegnando dovevano avere una certa portata rilevante della segretezza e della riservatezza delle notizie medesime, tanto più se rivalutate alla luce dei più recenti fatti geopolitici connessi alla guerra in Ucraina e alle attuali relazioni della Nato e dei Paesi dell’Alleanza con la Federazione Russa”.

I giudici dell’Assise aggiungono che Biot “ha scelto di non rendere l’interrogatorio in sede di convalida dell’arresto in flagranza di reato, e di non rendere l’esame in dibattimento, limitandosi a rappresentare, in sede di dichiarazioni spontanee, che non ha avuto accesso ai documenti segreti Nato e ai dispositivi che li contengono e, quindi, di non avere una conoscenza piena delle accuse per poter utilmente difendersi. Non ha pertanto offerto alcun contributo di chiarimento o spiegazione alternativa al complessivo e nutrito quadro probatorio di rilevante gravità che lo attinge, neanche circa la condotta che ha determinato l’arresto in flagranza di reato”. 

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