Martedì 30 Aprile 2024

Via il respiratore, la vita ricomincia a 11 anni

Bologna, in terapia intensiva da febbraio, la bambina ora è fuori pericolo. Le canzoni di Ariana Grande nei giorni più difficili del ricovero

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di Federica Orlandi

È arrivata al Sant’Orsola che non riusciva più a respirare. Una polmonite gravissima causata dal Covid-19 la stava portando verso il baratro. Ma lei, ad appena undici anni, dopo un mese di amorevoli cure nel reparto di Terapia intensiva dell’ospedale bolognese, è riuscita a vincere la battaglia più dura. E ieri mattina, finalmente, è potuta uscire da quella stanza al Padiglione 25, e ha potuto riabbracciare il suo papà. Il quale ora resterà al suo fianco nel reparto di Terapia subintensiva, mentre già da domani si rifletterà sul reparto in cui trasferirla per permetterle di terminare la degenza in sicurezza. È una storia a lieto fine, quella della bambina ferrarese di origini pakistane ricoverata dal 25 febbraio scorso al Policlinico; la piccola, una delle più giovani a essere colpite così severamente dal virus, non aveva patologie pregresse. Una rarità, queste conseguenze tanto gravi in una ragazzina così giovane, la più giovane mai ricoverata in quel reparto del Sant’Orsola, che pure è l’unico riferimento in Emilia-Romagna per la pediatria. A salvarle la vita, macchinari all’avanguardia, terapie di farmaci e antibiotici e, perché no, l’affetto e la cura dei sanitari del reparto intensivo Covid, con in testa la responsabile, l’anestesista Daniela Di Luca. "L’abbiamo accarezzata, viziata e coccolata ogni giorno", raccontano.

"Quando la bimba è arrivata respirava da sola, ma era gravissima – racconta la dottoressa Di Luca –. Presto le sue condizioni sono precipitate e abbiamo dovuto attaccarla alla macchina ’Ecmo’, che di fatto sostituisce meccanicamente i polmoni. Dopo 15 giorni, durante i quali abbiamo potuto trattarla con antibiotici e farmaci, è migliorata e abbiamo sostituito la macchina con un respiratore automatico meno invasivo. A quel punto lei era più cosciente e poteva parlare, tramite tablet, con i genitori e i fratellini a casa". Non solo. "Lo confesso: l’abbiamo viziata – sorride Di Luca –. Le abbiamo dato da mangiare tutto quello che voleva. Pizza, patatine, gelato, e ogni volta che qualche operatore passava dal suo letto le lasciava un pensierino goloso. E a tutte le ore c’era un infermiere o un medico che le teneva la mano". Quando la bimba è stata finalmente in grado di respirare da sola, "i miei colleghi anestesisti e tutti gli infermieri sono venuti ad assistere. È stato molto emozionate, eravamo felicissimi. Storie come queste ci danno speranza".

Poi, la musica. Se già la dottoressa Di Luca con altri colleghi ad aprile dell’anno scorso aveva acquistato di tasca propria dei lettori mp3 per aiutare i suoi pazienti a risvegliarsi dal coma in un’atmosfera rilassata, questa volta per la bimba si è fatto un passo in più. "Le mettevamo sul tablet o sui nostri telefonini le sue canzoni preferite, e poi le facevamo vedere i video di Ariana Grande". Anche la fisioterapia si trasformava in un gioco: "Le abbiamo acconciato i capelli e messo lo smalto, poi un giorno le fisioterapiste, che la trattavano due volte al giorno, hanno portato dei cosmetici da bambini e l’hanno truccata". Un po’ di burrocacao colorato sulle labbra e ombretto sulle palpebre, "abbiamo pensato a cosa potesse divertire una bambina di 11 anni". Ieri mattina, infine, l’uscita dalla Terapia intensiva. Ad accogliere la piccola c’era il suo papà, portato apposta da Ferrara dal 118. La mamma è rimasta a casa con i fratellini, ma ogni giorno si vedono in videochat, "si dicono che si amano e che non vedono l’ora di riabbracciarsi". Il padre, commosso, ha ringraziato i sanitari che si sono presi tanta cura della sua figlioletta. "E lei, a noi, ha riservato il suo più bel sorriso", chiude Di Luca.