Lunedì 6 Maggio 2024

Valanghe, il climatologo: "Colpa dell'aumento degli influssi caldi"

L'esperto: "Bisogna adattare il proprio territorio, ma anche la propria mentalità. Rispettare la montagna, come dicevano i grandi vecchi"

Come si forma una  valanga (Ansa)

Come si forma una valanga (Ansa)

Roma, 29 dicembre 2019 - Il climatologo del Cnr, Antonello Pasini, interrogato dall'Agi in seguito alle ultime slavine con conseguenze letali - l'ultima si è verificata oggi sulle Dolomiti del Brenta provocando la morte di uno sciatore - sottolinea che l'aumento degli influssi caldi fa aumentare il rischio valanghe in montagna, in quanto la neve è meno "stabile". E per questo serve "piu' cultura del rischio". Seguiamo i grandi vecchi che dicevano che "la montagna va rispettata" invita l'esperto.

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Il riscaldamento globale, quindi, torna ad essere uno dei principali imputati di eventi come questo. "La temperatura sempre maggiore e la neve molto pesante - sottolinea Pasini - fanno sì che l'assestamento di questa neve sia meno stabile. A volte succede che nevichi per un'ondata di freddo e che poi, invece, ci sia un'ondata di caldo, e questo può provocare il fenomeno delle valanghe". "In alcune zone ci sono eventi precedenti - ricorda il climatologo - l'anno scorso nella zona di Asiago e nel bellunese ci fu la famosa tempesta Vaia e moltissimi alberi vennero sradicati. Tutti quei versanti ora sono a rischio valanghe perchè non ci sono più gli alberi che hanno un'importante funzione di contenimento". La tempesta di Vaia del 26-30 ottobre 2018, fu caratterizzata da un'alluvione con precipitazione di pioggia record e da un fortissimo vento di scirocco che, soffiando per diverse ore, provocò la morte di milioni di alberi con la conseguente distruzione di decine di migliaia di ettari di foreste alpine. La stima fu di 14 milioni di alberi abbattuti su una superficie di 41.000 ettari.

"A volte eventi climatici di tipo diverso possono impattare - prosegue Pasini - e in generale il passaggio da eventi molto freddi a eventi molto caldi favorisce episodi di tipo valanghivo. Ci sono alluvioni nelle valli e nevica 300 metri più su, e tutta quella neve poi diventa pioggia. Aumentano gli influssi caldi in particolare nell'area del Mediterraneo, basta vedere il caldo che abbiamo avuto a Natale...". Come evolverà la situazione? Pasini risponde che "sulle Alpi difficilmente, nei prossimi decenni, sarà sostenibile un turismo sciistico sotto i 2 mila metri. Ci sono e ci saranno problemi per questo tipo di turismo". Cosa si può fare? Restando validi gli accorgimenti suggeriti ormai da anni dagli esperti del clima per ridurre le emissioni di gas serra. Ma il climatologo aggiunge: "Bisogna adattare il territorio a questa situazione, bisogna prestare attenzione al pericolo valanghe con difese di contenimento lungo i versanti delle montagne. Così come l'agricoltura pensa al cambiamento di colture, anche il settore turistico deve diversificare l'offerta. Magari - scherza, ma non troppo - pensare a portare le scarpe da trekking invece degli sci...".