Lunedì 29 Aprile 2024

Uno spettro si aggira in Europa: i licenziamenti

I colossi esteri stanno già tagliando: Disney lascia a casa 32mila persone. In Italia il blocco alle uscite è fino a marzo. "Poi ripartità l’ondata"

La pandemia sta provocando un’ondata di licenziamenti in tanti settori

La pandemia sta provocando un’ondata di licenziamenti in tanti settori

Una valanga di licenziamenti. Non – per ora – in Italia dove il governo ha prorogato il blocco al 21 marzo 2021. Ma fuori dal nostro Paese sono migliaia gli esuberi da Covid. Gli ultimi ad annunciare maxi-tagli sono stati in questi giorni Walt Disney, che per la crisi dei parchi a tema, ha aumentato da 28mila a 32mila i tagli previsti. Il gigante americano Ibm sta invece pianificando di ridurre in Europa più del 20% della forza lavoro (10mila posti). E anche un colosso dell’acciaio come la tedesca ThyssenKrupp ha annunciato 11mila fuoriuscite. In Italia il blocco dei licenziamenti – insieme con la Cig-Covid – ha frenato la perdita occupazionale. Anche se – vedi il caso dei 142 lavoratori della Treofan di Terni – il ricorso al licenziamento collettivo (contestato dai sindacati) permette di superare il blocco e comunque da luglio a settembre si sono persi 470mila posti "precari". Ma il peggio potrebbe arrivare da marzo anche se le stime – almeno 500-800mila esuberi – risultano oggi poco attendibili. Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, ha già parlato comunque se non di "ondata" di un numero molto importante di licenziamenti. "È impossibile dire oggi quanti potrebbero essere – spiega il presidente di Federmeccanica Alberto Dal Poz –. Nessuno nasconde le difficoltà e in particolare di alcuni settori come l’aeronautica, ma per le imprese è e sarà prioritaria la difesa del loro principale patrimonio, i lavoratori". Non c’è dubbio però, aggiunge Dal Poz, che "un eccesso di limitazioni frena il Paese e gli investimenti esteri" e quindi non si potrà non "ridare la voce al mercato".

Dove, riferendosi a quello del turismo organizzato, aggiunge Stefano Dall’Ara, vicepresidente di Fto-Confcommercio, senza nuovi sostegni per la crisi da Covid sarà nel 2021 più difficile per le aziende sopravvivere e quindi tutelare l’occupazione, che resta prioritaria. Il blocco dei licenziamenti, sottolinea Francesco Basenghi, professore ordinario di Diritto del mercato del lavoro all’Università Unimore è stata un po’ come "una terapia intensiva" per tenere artificialmente in vita anche posti che si sarebbero persi. Comprensibile socialmente e anche psicologicamente per chi, in cassa integrazione, non si sente licenziato ma il problema si porrà l’anno prossimo mentre oggi le aziende che vanno bene e vorrebbero assumere faticano a trovare le figure richieste perché in cassa e non sul mercato.

E per chi resterà senza lavoro potrebbe servire l’ipotizzato scivolo pensionistico fino a sette anni con la Naspi? "Può avere una forte funzione sociale per i 55-60enni che difficilmente possono essere ricollocati – conclude Marco Assenti, responsabile dell’area lavoro di Confprofessioni Marche – ma se non fosse limitato al Covid e durasse anni rappresenterebbe un costo molto alto".