Giovedì 25 Aprile 2024

Un vicolo cieco Sarà difficile trovare l’uscita

David

Allegranti

Alfredo Cospito, l’anarchico al 41 bis, è stato appena trasferito nel carcere di Opera. Non mangia da cento giorni ed è passato da 120 chili a 72. Ha varie condanne, tra cui una del 2013 a dieci anni e otto mesi di carcere per aver ferito a Genova, con colpi di pistola alle gambe, Roberto Adinolfi, dirigente dell’Ansaldo; nel 2022 è stato anche condannato per "strage politica" per aver posizionato, nella notte tra il 2 e il 3 giugno 2006, due pacchi bomba davanti alla scuola allievi dei carabinieri di Fossano, senza provocare morti né feriti. Dall’anno scorso è sottoposto al regime di carcere duro, che viene riservato agli autori di reati in materia di criminalità organizzata, nei confronti dei quali sia stata accertata la permanenza dei collegamenti con le associazioni di appartenenza (come accade solitamente con i boss mafiosi). Essendo sottoposto al 41 bis, Cospito ha due ore d’aria al giorno, ha diritto a un colloquio al mese con i familiari della durata di un’ora e ha diritto a una sola telefonata al mese della durata di dieci minuti, che viene registrata (ma solo in sostituzione del colloquio personale e in ogni caso dopo i primi sei mesi). Gli anarchici protestano da giorni, anche con atti minacciosi, e il governo di Giorgia Meloni non ha intenzione di cedere. "Lo Stato non si deve far intimidire da chi pensa di minacciare i suoi funzionari", ha detto la presidente del Consiglio. Da una parte c’è dunque Cospito che non termina lo sciopero della fame, per protesta contro il 41 bis in generale, dall’altra c’è il governo che intende mandare un messaggio chiaro. Il risultato è che siamo finiti in un cul-de-sac. Cospito merita il carcere, ma merita il 41 bis? La domanda sarebbe mal posta, in questo momento. Si potrebbe intanto sospendere il regime detentivo speciale per portarlo in ospedale e cercare di evitargli la morte.