Martedì 23 Aprile 2024

"Un segnale di debolezza" Il giudice: protesta inutile

L’ex leader dell’Anm Pasquale Grasso critica la levata di scudi dei colleghi "Nuove norme? Cambia poco. La disciplina del Csm non limita il correntismo"

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di Antonio Del Prete

"Lo sciopero dei magistrati è poco utile e sarà senz’altro dannoso in caso di bassa adesione". Una sentenza firmata da Pasquale Grasso, giudice al tribunale di Genova ed ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati. Che insiste: "Esserci arrivati a giochi fatti è una sconfitta, occorreva mobilitarsi prima su questioni più rilevanti".

Dottor Grasso, l’Anm ha diramato un comunicato veemente, una sorta di chiamata alle armi per fugare i dubbi che albergano tra i magistrati. È un segnale di debolezza?

"Di grandissima debolezza, non ricordo precedenti analoghi. E i toni non sono condivisibili".

Cosa in particolare non condivide?

"Tra le altre cose il comunicato insiste sul pericolo della separazione delle carriere di giudice e pubblico ministero: è diventato un mantra privo di contenuti".

È una battaglia ideologica?

"Politici e avvocati fingono di non sapere che non cambierebbe nulla, mentre per i magistrati è un tabù. Tutti i soggetti coinvolti fanno un errore di metodo dovuto a una reazione pavloviana: si adagiano su contrapposizioni storiche ognuno con il suo comodo ruolo in commedia".

Il presidente emerito della Consulta, Giovanni Maria Flick, è perplesso sull’opportunità di scioperare per contrastare una legge ancora al vaglio del Parlamento.

"È una posizione che rispecchia un atteggiamento di consolidata diffidenza dei magistrati nei confronti di una reazione estrema come lo sciopero".

Condivide i motivi alla base della mobilitazione?

"Lo sciopero veicola sacrosante rivendicazioni dei magistrati come la richiesta di maggiori risorse e il rifiuto della gerarchizzazione degli uffici giudicanti. Ed è verissimo, come afferma l’Anm, che la riforma non accorcerà la durata dei processi".

Ma?

"L’Anm sostiene altresì che la riforma “cambierà radicalmente la figura del magistrato in contrasto con quanto prevede la Costituzione”. Non condivido".

Secondo gli avvocati, la protesta di lunedì è di natura politica. È d’accordo?

"Piuttosto credo che tra i motivi di fondo ci sia la volontà di rassicurare i propri iscritti sulla esistenza in vita dell’Anm".

Cosa glielo fa pensare?

"Negli anni l’Anm ha trascurato tutti i temi veri, a cominciare dalla giustizia civile. Mi fa rabbia ricordare che sia stata inerte in occasione della riforma della responsabilità civile dei magistrati e che non scioperi per la decurtazione dello stipendio in caso di malattia, un vero schifo. Per questo credo che quello di lunedì sia uno sciopero di maniera seppure contro una riforma pessima e inutile".

Pessima e inutile?

"Mi rendo conto del fatto che alla politica ora non si poteva chiedere di mettere mano al macigno costituzionale dell’obbligatorietà dell’azione penale, ma qualcosa di diverso si poteva fare per rendere il processo penale funzionale ed efficace".

Cosa devono fare i magistrati per recuperare credibilità?

"Modificare il proprio modo di pensare. E riconoscere di non essere sempre necessariamente dalla parte del giusto".

La riforma del Csm è efficace per prevenire le derive del correntismo?

"Assolutamente no. A dir la verità, mi pare proprio che la riforma riformi poco o nulla. Sono previste forme di collegamento tra candidati in ambito nazionale e in ottica proporzionale: fisiologicamente saranno governate da gruppi organizzati di magistrati. Tragga le conclusioni".

Quindi è possibile che si ripeta un caso Palamara?

"No comment".

Lei ha lasciato l’incarico di presidente dell’Anm proprio dopo l’esplosione del caso Palamara pur non essendo coinvolto neppure indirettamente. Perché si è dimesso?

"Le correnti di sinistra pensavano di fare un ribaltone per prendere il comando dell’Anm sfruttando la mia appartenenza alla stessa corrente di alcuni dei consiglieri presenti all’hotel Champagne (dove nel 2019 Palamara discusse con magistrati e politici la nomina del procuratore di Roma, ndr). E lasciando al proprio posto i compagni di corrente di Palamara. Insomma, nulla di diverso dalla politica deteriore. Piuttosto che rimanere sotto schiaffo, ho preferito dimettermi un attimo prima".