Martedì 23 Aprile 2024

Ucciso perché “contro Dio“ Vengono i brividi

di Davide

Rondoni

Mi ricordo Oriana Fallaci che nella sua casa di New York mi diceva: "Sai perché ce l’hanno con me?". Si riferiva ai suoi ex colleghi intellettuali e giornalisti che, di area laica e progressista, la attaccarono all’indomani dei suoi articoli sul pericolo islamista. "Perché ho fatto capire che il problema del mondo attuale non è, come loro dicono, Berlusconi o le cosette di cui si occupano in modo ossessivo, ma l’estremismo islamico". Si riferiva ai terroristi e a certi stati governati dalla legge islamica.

La notizia rilanciata ieri dalla BBC sulla esecuzione capitale del giovane manifestante iraniano, Mohsen Sekari, 23 anni, fa venire i brividi. Mi ha ricordato quelle parole. Il giovane – accusato di aver bloccato una strada, a settembre, e di aver assalito con un coltello una guardia – è il primo giustiziato per il reato di “guerra contro Dio“. Così recita la sentenza. Un ventenne contro Dio. Assurdo. Le foto di Mohsen mostrano un giovane in “tenuta“ da rapper o simili, uguale (anche terribilmente) a tanti giovani di New York o di Milano, segno di una globalizzazione del gusto che, come sempre, porta con sé anche una diffusione di sensibilità e valori e un mutamento di idee. Non credo che un ragazzo sia mai in “guerra contro Dio“. Perché Dio è la fonte della giovinezza, e della giovinezza dei cuori. Era piuttosto in guerra contro un potere che in nome di una idea di Dio che vorrebbe le persone sottomesse e non libere, persegue un interesse politico e di dominio. E lo fa usando anche il sincero sentimento religioso di tanti. Mohsen era in “guerra“ contro una oppressione che non avendo un uso libero della ragione (che mai è contrario al senso religioso) usa il nome di Dio per giustificarsi. Che la sentenza sia eseguita con tale giustificazione rende più abnorme l’orrore. E al tempo stesso dichiara la debolezza del regime. Di certo Dio non va in guerra contro i ventenni.