Mercoledì 24 Aprile 2024

Uccisa a sprangate sette anni fa. Ex fidanzato catturato in Senegal

Il delitto della ricercatrice foggiana a Ginevra. Finisce la fuga del killer, decisive le impronte sull’arma. L’uomo in passato era stato espulso dall’Italia per le botte alla moglie. Ha usato quattro false identità. .

Valentina Tarallo

Valentina Tarallo

Valentina non conosceva il passato di quell’uomo del quale si era infatuata e che l’aiutava a passare i momenti liberi a Ginevra, dove lei, laureata in Biotecnologie, si era trasferita dall’Italia. Un passato che la sera dell’11 aprile 2016 era tornato prepotentemente a galla. Dopo una discussione nella quale la ragazza aveva deciso di interrompere la relazione, lui, 43 anni, senegalese, accecato da una gelosia paranoide, l’aveva presa a sprangate ed era fuggito lasciandola sanguinante e morente sul marciapiede. Inutili i soccorsi.

Sette anni dopo, finalmente, lo hanno preso in Senegal dove si era rifugiato e aveva cambiato quattro identità e altrettante abitazioni. Alla fine è caduto nella rete che gli inquirenti svizzeri, con i colleghi di Dakar, non avevano mai mollato. E sul fascicolo del cold case si può ora scrivere la parola "risolto". Valentina Tarallo aveva 28 anni ed era nata a Orta Nova, meno di ventimila abitanti nella provincia di Foggia. Portata agli studi scientifici, aveva lasciato il suo paese dopo la maturità per trasferirsi a Torino, dove viveva in località La Loggia. Brillante il suo corso di studi concluso con la laurea in Biotecnologie, conseguita la quale ha trovato posto all’ospedale universitario di Ginevra per continuare la sua ricerca sulle malattie rare. L’incontro con quello che è diventato il suo fidanzato e poi il suo carnefice l’aveva rassicurata, ma dietro la figura di quest’uomo che appariva così gentile si celava una storia di violenze: era stato sposato in Italia, ma la moglie lo aveva denunciato per maltrattamenti e lui nel 2014 era stato espulso dal nostro Paese. La sua destinazione fu proprio la Svizzera.

Il rapporto di Valentina con questa persona non piaceva molto ad amiche e amici che avevano messo in guardia la ricercatrice foggiana. Ci sarebbero state scenate che, secondo quanto raccontava la ragazza, non avevano alcun fondamento. Quella sera di aprile di sette anni fa, sotto l’alloggio dove viveva lei, in Avenue de la Croisette nel quartiere universitario ginevrino, tutto è degenerato: Valentina avrebbe espresso il desiderio di finire quella storia diventata troppo morbosa. Dopo la discussione risalì in casa, ma quando scese di nuovo il senegalese la stava aspettando impugnando un bastone: nella penombra l’uomo colpì più volte Valentina alla testa e al torace e poi scappò a bordo di un autobus, come dimostrano le telecamere di sicurezza. Facendo poi perdere le sue tracce. La ragazza fu trovata in un lago di sangue da un’amica che avvertì i soccorsi ma non ci fu nulla da fare, la morte sopravvenne da lì a poco. Accanto c’era la mazza insanguinata.

La polizia elvetica iniziò le indagini dalle impronte rilevate sull’arma del delitto, ma l’uomo, 43 anni, era già riuscito a lasciare la città, forse con qualche complicità. Nonostante le ricerche, l’assassino sembrava l’avesse fatta franca. Il caso, però, non è mai stato abbandonato. Appurato che l’uomo era tornato in Senegal, gli inquirenti si sono recati nel paese africano, ma ogni volta il fuggitivo riusciva a rendersi irreperibile cambiando identità e nascondendosi in luoghi remoti. Il Covid aveva rallentato le indagini, ma alla fine del 2020 una nuova missione in Africa aveva riaperto le speranze. La svolta un mese fa, con la collaborazione della polizia locale. Dopo giorni di ricerche mirate, il killer non ha avuto scampo: braccato – e forse tradito – è stato arrestato alla periferia di Dakar. La famiglia di Valentina può adesso avere giustizia.