Lunedì 29 Aprile 2024

"Troppi ritardi Ma ora Amatrice può rinascere"

Draghi visita il paese simbolo del terremoto. Una messa per commemorare le vittime

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di Domenico Cantalamessa

AMATRICE (Rieti)

Cinque anni sono troppi per iniziare a ricostruire e pochi per dimenticare. "Cinque anni di vergogna", recita uno striscione appeso su un cavalcavia della Salaria ad ’accogliere’ il premier Mario Draghi, che però è arrivato in elicottero. L’ex numero uno della Bce prima della messa in memoria delle vittime del sisma che alle 3.36 del 24 agosto 2016 ha devastato i comuni di Amatrice, Arquata e Accumoli, ha incontrato una delegazione di familiari. "Se oggi sono qui è perché lo Stato vi è vicino – ha detto – . In passato è stato lento ma adesso la situazione è diversa: i lavori di ricostruzione stanno procedendo più velocemente". Vero, lo confermano in molti. Per primi gli abitanti di Amatrice, che in cinque anni hanno incontrato quattro premier (Renzi, Gentiloni, Conte, Draghi) e altrettanti commissari alla Ricostruzione (Errani, De Micheli, Farabollini, Legnini). "Finalmente qualcosa si sta muovendo, siamo soddisfatti del lavoro di Legnini, in passato altri suoi colleghi sono venuti da queste parti a girarsi i pollici", dicono alcuni di loro, tra i quali c’è Giulia, una donna che da cinque anni la notte dorme su una sedia perché è ancora troppo forte il trauma, dovuto alla terra che trema. Giulia abita in una casetta provvisoria: "Di notte ho ancora gli incubi", racconta. Anche il vescovo di Rieti, Domenico Pompili, durante l’omelia aveva sottolineato il fatto che "dopo anni di incertezza e di ritardo", questi territori sembrano "avviati finalmente alla ricostruzione".

Lo stesso presule aveva però – di fronte a Draghi seduto in prima fila nel campo sportivo – denunciato in maniera chiara e inequivocabile lo stato delle cose nelle zone dell’entroterra: "Di recente, un’ indagine di Bankitalia documentava il ritardo che patisce il centro Italia per l’incomprensibile arretratezza delle sue infrastrutture. Lasciare ad esempio che qualche centinaio di chinilometri tenga ancora separati l’Adriatico e il Tirreno al netto di una Salaria in via di definizione è una imperdonabile leggerezza. Si tratta di decidere se la ferrovia dei due mari sia una idea da cestinare o da progettare e realizzare qui ora e subito".

"La ricostruzione è avviata ma resta molto da fare", aveva in precedenza ammesso il commissario Giovanni Legnini. Lo stesso Legnini, poi, nel pomeriggio ha fatto visita ad Accumoli e Arquata del Tronto, dove in serata si è tenuta un’altra liturgia in memoria delle vittime del sisma. Alla cerimonia ha preso parte anche l’industriale Diego Della Valle, che all’indomani del terremoto realizzò in pochi mesi un piccolo stabilimento Tod’s. E che ieri ha voluto lanciare un messaggio: "Amici imprenditori venite ad investire qui, nelle zone terremotate, dove c’è gente di grande dignità che vuole a tutti i costi rinascere e guardare con ottimismo al futuro".