Giovedì 2 Maggio 2024

Torino, la commozione di Marcello dopo l’operazione (avveniristica): “Voglio riabbracciare mia moglie e i miei figli”

Il paziente 58enne operato al Cto è stato dimesso per poter trascorrere il Capodanno in famiglia. “Il messaggio di un ragazzo che ha avuto un incidente come me mi ha toccato il cuore. Mi aspettano mesi di fisioterapia”. I medici hanno usato il nervo del piede per recuperare la mano sinistra paralizzata

Marcello, 58 anni, con la moglie Anna. Dopo l'intervento pionieristico subito è stato dimesso per trascorrere il Capodanno a casa

Marcello, 58 anni, con la moglie Anna. Dopo l'intervento pionieristico subito è stato dimesso per trascorrere il Capodanno a casa

Torino, 30 dicembre 2023 – Poter abbracciare anzi stringere chi ami, “mia moglie, i miei figli, il mio nipotino”, grazie a un intervento chirurgico senza precedenti, che ancora deve dare i suoi frutti concreti: il nervo del piede utilizzato per recuperare la mano sinistra paralizzata. La storia ha fatto il giro d’Italia e non solo. Marcello, 58 anni, ieri è stato dimesso dal CTO di Torino per trascorrere il Capodanno a casa. “Ma poi dovrò tornare in ospedale, mi aspettano due mesi di fisioterapia”, racconta al telefono a Qn.net. La voce è quella di un uomo felice, accanto alla moglie Anna.

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Prima di tutto, come sta?

“Bene, non vedo l’ora di ripartire, adesso però devo rimanere un po’ fermo”.

L’obiettivo finale: riutilizzare la mano sinistra, all’inizio penserà di muovere il piede.

“Esatto, ma con il passare del tempo diventerà una cosa automatica”.

L’intervento sperimentato su di lei apre prospettive nuovissime.

“Non ci ho pensato finché non mi sono trovato i giornalisti in camera. La cosa più bella: mi ha scritto un ragazzo che ha avuto un incidente nel 2017. Vorrebbe parlare con me e mettersi in contatto con il CTO di Torino. Per lui  la notizia è stata il regalo di Natale più bello. Questa cosa mi ha toccato veramente moltissimo”.

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La sua storia può dare speranza ad altri.

“Questo me l’hanno ripetuto soprattutto i miei figli fin dall’inizio per convincermi, anche se in parte avevo già deciso. Ma ne abbiamo parlato in casa, tutti insieme. Mia figlia mi ha detto: lo devi fare assolutamente, pensa ad altre persone che potrebbero usare la stessa tecnica se andasse tutto bene”.

Torniamo indietro: gamba sinistra amputata, mano paralizzata, entra un medico nella sua stanza e le dice che c’è questa possibilità. Panico?

“Panico no, un po’ di paura sì. Avevo tre giorni di tempo, ne ho parlato con i miei. Dopo 24 ore ho richiamato il dottor Titolo e gli ho detto: accetto, mi opero”.

Era rimasto ferito gravemente in un incidente stradale.

“Io stavo andando per la mia strada, vicino a un dosso sono stato sorpassato e centrato”.

Prova rabbia?

“No, mi sono detto che non voglio provare odio e non l’ho provato. E non ho provato rabbia, non so perché. L’unica cosa che ho chiesto: non voglio sapere chi è quella persona, non voglio vederla”.

Le sue condizioni di oggi e il suo entusiasmo sono una rivincita incredibile.

“Questo me lo hanno detto anche i medici. Il mio fisico ha reagito benissimo. Sicuramente arriverà un po’ di fastidio, lo so”.

La cosa che le manca di più, il gesto anche banale di cui ha nostalgia?

“Non so se si può scrivere ma dopo 50 giorni mi sono alzato dal letto, mi sono seduto in carrozzina e ho chiesto, per cortesia portatemi in bagno. La mattina ci alziamo, ci laviamo, non ci rendiamo conto, diamo tutto per scontato. Ma non è così”.