Mercoledì 24 Aprile 2024

Tognazzi-Vianello Quei colossi della comicità

Massimo

Donelli

Uniti dal centenario della nascita, Ugo Tognazzi (1922-1990) e Raimondo Vianello (1922-2010), irrompono all’improvviso sul palcoscenico della memoria. Ed è subito nostalgia. Grazie, infatti a un vasto campionario di pillole televisive, cinematografiche e radiofoniche dispiegato per celebrarli, la loro comicità, esaltata massimamente nella velocità degli sketch, torna a ricordarci di qualcosa che è stato. Ed ora non è più. Come la grande commedia all’italiana, che, raccontando i vizi nazionali, scalava sistematicamente il box office. Come i grandi show televisivi del sabato sera, eleganti e impeccabili, in stile Broadway, capaci di sedurre milioni di famiglie. Come la grande radio, insostituibile nel fare compagnia a tutti con i romanzi classici, i quiz e, appunto, la comicità. Due giganti, Ugo e Raimondo. Addirittura due colossi se raffrontati ai nani (di ballerine vere non ce ne sono più) che popolano il grande e il piccolo schermo con risultati sempre più imbarazzanti. E sempre più declinanti. Infatti, non solo Tognazzi e Vianello erano bravissimi, ma potevano anche far conto su autori, sceneggiatori e registi colti, raffinati, arguti, ovvero capaci di esaltare al massimo il talento dei fuoriclasse. Oggi, nisba.

Un po’ perché mancano i grandi attori. Un po’ perché il pensiero creativo scarseggia. Un po’ perché si spende poco. E la televisione è come le nozze: non si può fare con i fichi secchi. Il centenario in coppia di Ugo e Raimondo, inducendo al confronto tra ora e allora, certifica questa banale, amarissima verità. E ci ricorda che far ridere è il mestiere più difficile del mondo. Devi essere empatico. Avere una mimica straordinaria. Conoscere i tempi teatrali. Faccenda davvero complicata, vero? Eppure Tognazzi e Vianello la facevano apparire facile, naturale, ovvia. Perché erano, semplicemente (si fa per dire), due giganteschi, inarrivabili, indimenticabili fuoriclasse...