Lorenzo
Castellani
Il Terzo polo si sta consolidando come centro politico reale, ossia una formazione indipendente dalla destra e dalla sinistra. Ci sono numerosi indizi emersi nell’ultimo mese che mostrano la rottura tra Azione-Italia Viva e il resto dell’opposizione. Il primo segnale è il discorso di Matteo Renzi al Senato nel giorno della fiducia al governo Meloni, quando l’ex presidente del Consiglio ha speso più tempo ad attaccare il Pd e il Movimento 5 Stelle che il nuovo governo di centrodestra, al quale aveva già teso la mano in occasione del voto per l’elezione di Ignazio La Russa come presidente del Senato. Il secondo è la manifestazione a sostegno dell’Ucraina tenutasi a Milano, con una posizione politica sovrapposta di fatto a quella di Fratelli d’Italia, mentre Conte si prendeva la leadership del pacifismo a Roma e Letta seguiva timidamente il capo del Movimento 5 Stelle in piazza. Il terzo è l’astensione in Parlamento sulla Nadef, documento che prepara la legge di bilancio, dove il terzo polo premia la continuità tra Draghi e Meloni senza votare contro. Infine, negli ultimi giorni, Calenda, pur avendo criticato le scelte del ministro Piantedosi, ha difeso con decisione il governo Meloni dall’attacco sovradimensionato portato dal governo francese sull’immigrazione, marcando una ennesima differenza rispetto al Pd. Ci sono poi le iniziative territoriali, e anche qui si registra un cambio di passo. Fino a questo momento, sul piano locale il Terzo polo era stato alleato al centrosinistra nella quasi totalità dei casi. La Lombardia, con la candidatura di Letizia Moratti, che orfana del centrodestra, cambia le carte in tavola poiché il terzo polo, quasi certamente, qui correrà da solo. Mentre nel Lazio Calenda appoggia l’assessore uscente del Pd D’Amato, ma con l’idea di spezzare l’asse tra democratici e pentastellati. Molti indizi fanno una prova:
il Terzo polo non è più una costola del centrosinistra e ha l’occasione di guadagnare spazio e consensi da questa nuova posizione.