Lunedì 29 Aprile 2024

Tra tassa di soggiorno e “presenze”. La stagione lunga è dei rifugiati

Dovrebbero pagare l’imposta e rientreranno nelle statistiche turistiche

Una parte dei trenta rifugiati alloggiati all'hotel Principe

Una parte dei trenta rifugiati alloggiati all'hotel Principe

Pesaro, 28 novembre 2014 - In comune stanno ancora valutando cosa fare. Ma, per quegli strani incroci del destino propri della burocrazia italiana, a tutt’oggi i rifugiati dell’Hotel Principe dovrebbero pagare la tassa di soggiorno. Il regolamente comunale, infatti, non prevede esenzioni in questi casi, ma solo per portatori di handicap e minori. «Stiamo verificando con altri Comuni – dice l’assessore al Bilancio Antonello Delle Noci –, poi decideremo. Di certo il sindaco ha già detto al prefetto che non siamo d’accordo sulla sistemazione alberghiera in zona mare e, finito questo periodo, non dovrebbe ripetersi. Anche perché gli alberghi devono lavorare con i turisti». Lo stesso prefetto Attilio Visconti ha confermato a più riprese che «i trenta ospiti dell’Hotel Principe lasceranno la struttura a fine marzo e non intendiamo riproporre questo tipo di soluzione il prossimo inverno». In realtà l’organizzazione ministeriale ha trasformato l’emergenza migranti in un problema alberghiero. Sia alzando il livello della sistemazione dei “richiedenti asilo” con standard di accoglienza che tagliano fuori gran parte di ostelli, conventi e caserme. E, soprattutto, esternalizzando la gestione.

La tassa di soggiorno non è un problema di soldi per agenzia turistica che gestisce il Principe e coop che si occupa dei migranti. Si paga solo sui primi 7 giorni e vale 3,5 euro ad immigrato. Quisquilie rispetto al giro d’affari invernale che la stessa agenzia di gestione alberghiera incassa con i 30 rifugiati del Principe. Volendo possiamo fare due conti: lo Stato ha fatto un appalto con la cooperativa Labirinto, che subito si è specializzata nel settore accoglienza rifugiati, che vale dai 32 ai 33,5 euro al giorno. Dei circa 280 rifugiati della nostra provincia la cooperativa ne gestisce oltre 200, il resto sono nelle strutture gestite direttamente dal ministero dalla prima fase dell’emergenza (una sessantina). Altri 28 sono stati assegnati all’ex-consigliere regionale Cristina Cecchini e alla sua associazione. Dalla cifra di partenza bisogna dedurre 2,5 euro lasciati ai rifugiati, i costi degli operatori presenti (1 almeno ogni 20) e altre spese generali.

Agli albergatori vanno dai 22 ai 24 euro. Fate due conti da soli e viene fuori che all’Hotel Principe per 5 mesi invernali, che sarebbero stati di chiusura totale o quasi, incassano dai 660 a 720 euro lordi al giorno. Il che vuol dire oltre 20mila euro al mese. Commenta un albergatore, con un filo di inevitabile malignità: «Guadagnano di più che ad ospitare i turisti scandinavi». Il che è tutto dire. La stessa agenzia peraltro ha preso in gestione altri due alberghi a Pesaro per la stagione turistica (President’s e Flying), che sono rimasti fuori dalla partita.

Mentre la stessa cosa non è accaduta per La Rupe di Borgo Pace. Albergo anch’esso gestito dalla stessa agenzia, dove i migranti sono arrivati da tempo, anche se nel piccolo centro montano il problema era la bomba di aereo lasciata per 8 mesi nel posto dove era stata trovata nel corso di un’aratura. Così, mentre le autorità statali dibattevano su chi doveva pagare l’assicurazione per far brillare l’ordigno bellico, i cittadini di Borgo Pace doveva comunque ospitare la loro quota (eccessiva rispetto agli abitanti) di rifugiati. Una delle tante storture di uno Stato troppo lontano dai suoi cittadini e fors’anche distratto, visto che stanno andando le cose.

Ma l’aver raggiunto il numero massimo di richiedenti asilo (circa 280) non chiude, ovviamente la vicenda. Tutt’altro. L’inverno in arrivo frenerà gli sbarchi ma non elimina totalmente il problema dei rifugiati. Altri 5 sono attesi per oggi. «Verranno sistemati a Macerata Feltria». Un altro dei Comuni, con Fossombrone, dove sono stati utilizzate camere d’albergo. Le cifre non variano poi troppo, almeno a livello alberghiero, e si può ben capire che si tratta di un affare. Nel contempo abbiamo anche scoperto che queste presenze sono turistiche a tutti gli effetti. Tanto da entrare nelle statistiche regionali delle presenze annuali. Un piccolo aiuto ad un settore in crisi (il calo del 2014 è rilevante) e una applicazione - inaspettata - della tanto declamata stagione lunga. Dagli scandinavi agli africani.