Venerdì 26 Aprile 2024

Pompei, l'ultima sorpresa: una tartaruga di 2mila anni fa (col suo uovo)

Il rettile quasi intatto, con tutta la coda. "Apre una finestra sugli ultimi anni della città"

La tartaruga di terra col suo uovo mai deposto, ritrovato a Pompei (Ansa)

La tartaruga di terra col suo uovo mai deposto, ritrovato a Pompei (Ansa)

Napoli, 24 giugno 2022 - Pompei serbatoio inesauribile di sorprese. L'ultimo ritrovamento è una tartaruga di terra con dentro il suo uovo, mai deposto. Gli archeologi - un'equipe di ricerca dell'Università Orientale di Napoli, e delle università di Berlino e di Oxford, in collaborazione col Parco Archeologico, l'hanno trovata sotto il pavimento di una bottega, scavando fra i resti di una casa di lusso demolita dopo il terremoto del 62 a.C. Terremoto che si è ipotizzato, senza alcuna conferma scientifica, che potesse essere collegato alla successiva eruzione del 79 d.C.  Il carapace (ovvero il dorso) della testuggine è praticamente intonso, e - cosa straordinaria - anche la testa e la coda. Persino una delle zampe è integra.

Perché è un ritrovamento importante? "Apre una finestra sugli ultimi anni della città", spiega il direttore dell'area archeologica Gabriel Zuchtriegel, quelli successivi al terremoto, "nei quali l'intera Pompei si era trasformata in un grande, pulsante, cantiere edilizio". La presenza della tartaruga rende evidente come fosse cambiato il contesto cittadino, con animali selvatici che popolano i locali in lavorazione o in botteghe come questa, in pieno centro. Nella fase di ricostruzione e ristrutturazione tra terremoto e eruzione, la testuggine ha scavato il suo rifugio indisturbata per deporre il suo uovo. "Cosa che non le è riuscita e che potrebbe averne causato la morte", nota l'antropologa Valeria Amoretti. Non è il primo ritrovamento di testuggini a Pompei, ma gli altri rettili sono stati rinvenuti all'interno di giardini o aree interne a ricche domus.

La casa di lusso e i suoi misteri

La tartaruga è stata trovata a un metro nel sottosuolo, là dove probabilmente c'era l'ingresso di una dimora di lusso che tra saloni e cortili si estendeva per oltre 900 metri quadrati nella centralissima via dell'Abbondanza. Sul pavimento si susseguono tappeti di mosaico intatti. Per la loro bellezza e complessità (riproducono monumenti dell'architettura romana) i professori Marco Giglio (Napoli) e Monika Trumper (Berlino), li paragonano a quelli della Villa dei Misteri o della Casa di Cerere. 

Dagli scavi sono emersi anche zoccoli in marmo policromo, una piccola, bellissima maschera in terracotta, persino una conchiglia dipinta. Tutti elementi di pregio che restituiscono il lusso della dimora. Gli archeologi hanno poi rinvenuto una fossa votiva, dove si bruciavano oggetti in omaggio agli dei, e una piccola lucerna. Proprio quest'ultima ha consentito di datare la casa, costruita nella prima metà del primo secolo a. C. 

Resta il mistero sull'identità del proprietario ("di certo un personaggio eminente della vita pompeiana", dice Giglio) e sul motivo della demolizione. Si ipotizza che fosse stata danneggiata dal sisma che o che chi la abitava avesse traslocato alla ricerca di un posto più sicuro.