
Sofiya Melnyk, la bella ucraina scomparsa nel nulla
Cornuda (Treviso), 29 dicembre 2017 - L’autopsia ha tolto ogni dubbio: Sofiya Melnyk, l’interprete 43enne ucraina scomparsa il 15 novembre in Veneto, è stata uccisa e buttata dentro un sacco dell’immondizia in un burrone. L’ipotesi più probabile è che sia stata strangolata. Daniel Pascal Albanese, il 50enne che conviveva con Sofiya, dopo la sua sparizione si era suicidato, impiccandosi. I carabinieri avvalorano la pista dell’omicidio-suicidio, probabilmente per motivi di gelosia. Il principale indiziato resta appunto Albanese, ex consulente finanziario, che sapeva delle frequentazioni dell’affascinante 43enne con altri uomini. E forse non aveva saputo rassegnarsi all’idea della fine del loro rapporto. Sofiya, che aveva frequentato un geologo settantenne emiliano, il quale pagava il mutuo della sua casa, stava pensando di iniziare una nuova vita con un medico sessantenne trevigiano, di Montebelluna, il primo ad essersi allarmato per la sua scomparsa.
Dopo un mese e mezzo di ricerche, la vigilia di Natale era arrivata la svolta, con quel cadavere trovato da alcuni cacciatori in un burrone ai piedi del terzo tornante della strada per il Monte Grappa. Il medico trevigiano che l'ucraina frequentava aveva subito riconosciuto gli stivaletti neri trovati accanto al corpo come quelli della fidanzata.
L'identificazione di quel corpo, martoriato dagli animali in settimane di permanenza nel bosco, l'ha data ieri l'autopsia eseguita a Treviso. La certezza è arrivata con la comparazione della schermografia dentaria. Sembra escluso che la donna sia stata uccisa con armi da fuoco, o da taglio, ma altre cause ritenute più probabili (come lo strangolamento) dovranno essere avvalorate dai nuovi esami previsti: la Tac e altri accertamenti radiografici e istologici. Il consulente tecnico del pm ha chiesto due mesi di tempo. All'esame hanno assistito anche i consulenti della famiglia di Albanese.
L'autopsia di Sofiya ha comunque evidenziato, come dato macroscopico, la presenza di numerosi e gravi traumi. Secondo l'anatomopatologo, potrebbero essere compatibili con colpi portati con corpi contundenti, come un bastone, o con calci, ma allo stesso tempo potrebbero essere dovuti alla caduta dalla sommità della scarpata da cui il corpo è stato gettata, nel caso questo sia avvenuto quando la donna era ancora viva. Restano da comporre le ultime tessere, dopodichè il 'giallo di Sofiya' finirà tra gli infiniti casi di femminicidio.