Smart working, addio alla giungla. Il governo: badge virtuali e controlli

Mercoledì a palazzo Chigi il piano del ministro Brunetta: l’85% dei dipendenti pubblici dovrà stare in presenza

Smart working (Archivio)

Smart working (Archivio)

Obiettivo: riportare in ufficio il grande esercito di lavoratori pubblici ancora in smart working. Il ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta, sta limando gli ultimi dettagli del provvedimento che potrebbe approdare già mercoledì prossimo sul tavolo del Consiglio dei ministri. Un piano che prevede tre step, ma un’unica direzione di marcia: voltare definitivamente pagina rispetto alla lunga stagione della pandemia, che ha tenuto a casa fino al 60% dei lavoratori pubblici, con punte che nei periodi più acuti del contagi, sono arrivate al 70%.E non è detto, poi, che questa serie di regole possa, in futuro, diventare un modello anche per il privato.

Obbligo di green pass

Il primo passo sarà l’obbligo del Green pass per tutti gli statali. Un pilastro per garantire la sicurezza dei lavoratori, nel momento in cui si troveranno nei vecchi uffici che raramente garantiscono il metro di distanziamento, misura fondamentale per contenere i contagi.

Una condizione "eccezionale"

L’estensione del certificato verde sarà accompagnata da un altro intervento che capovolge l’impianto normativo ora alla base dello smart working. Il lavoro a distanza, infatti, non solo non sarà più obbligatorio ma diventerà, di fatto, l’eccezione.

La soglia del 15 per cento

La regola, infatti, tornerà a essere il lavoro in presenza, con tornelli e badge. Spetterà poi alle singole amministrazioni elaborare i piani per il lavoro agile da presentare entro dicembre e che, in ogni caso, non potranno prevedere un numero di lavoratori da remoto oltre il 15% dei rispettivi organici. L’operazione "ritorno in ufficio" sarà inserita nella cornice del nuovo contratto di lavoratori pubblici che dovrebbe essere siglato, entro metà ottobre, fra Aran e sindacati, e che prevederà un capitolo ad hoc per regolare lo smart working. Il lavoro, in molti casi, resterà comunque ibrido.

On line anche dal bar

Le novità in arrivo sono molte. Tanto per cominciare si potrà lavorare non solo da casa ma anche dal tavolino del bar, sempre che le condizioni dell’attività prevista e, soprattutto, quelle relativa alla sicurezza, lo consentano. Non si potrà, al contrario, lavorare dall’estero.

Tornelli virtuali

Ci saranno, però, due modalità di controllo delle prestazioni. La prima è legata agli obiettivi: la giornata di lavoro potrà dirsi esaurita a condizioni che si raggiunga un determinato volume di attività. L’altro sistema sarà, invece, collegato agli orari: si stanno studiando dei "tornelli" virtuali che, attraverso apposite piattaforme, consentiranno di controllare l’effettiva "presenza" del lavoratore a distanza. In generale, quando si lavorerà in smart non si potranno fare straordinari né trasferte.

Reperibilità e disconnessione

Ci saranno, poi, tre fasce per lo smart working. Si parte con quella dell’operabilità: durante questo periodo il lavoratore dovrà operare da remoto come se fosse in ufficio. Poi c’è la fascia della “contattabilità“: il dipendente pubblico dovrà essere raggiungibile via mail, telefono o altri strumenti. Terza fascia, quella della “inoperabilità“, quando il lavoratore ha il diritto alla disconnessione. Sarà a riposo a tutti gli effetti. In ogni caso le tre fasce dovranno garantire le undici ore consecutive di riposo fissate dal contratto.

Addio ai buoni pasti, ma c’è il bonus

Se il Pc non funziona o ci sono problemi di connessioni, il lavoratore tornerà in ufficio. Al posto del buono pasto ci sarà, poi, un "bonus smart working" che coprirà i costi sostenuti dal dipendente per lavorare a distanza. Non basta. L’accordo per lo smart working in futuro dovrà prevedere specifici capitoli sugli orari, la durata e sulle eventuali cause di decadenza. Le amministrazioni dovranno dare priorità ai dipendenti con neonati o disabili nella distribuzione dello smart working.