Mercoledì 24 Aprile 2024

Sinodo, pressing dalla base cattolica italiana: più spazio a donne e gay

I vescovi pubblicano un report di sintesi della fase di ascolto della base in vista del percorso sinodale voluto dal Papa. Si stigmatizzano il clericalismo, lo scollamento fra la vita pastorale e la società, la solitudine dei preti e le liturgie smorte. Attenzione per le vittime di abusi

Il presidente della Cei, Matteo Zuppi

Il presidente della Cei, Matteo Zuppi

Roma, 19 agosto 2022 - Cattolici italiani in pressing sui vescovi per una maggior accoglienza nella Chiesa delle persone omosessuali e dei loro famigliari e per un incremento della partecipazione attiva delle donne. In chiave propositiva e “senza i toni accesi della rivendicazione“. È quanto emerge dalla sintesi nazionale, stilata dalla Conferenza episcopale italiana, a conclusione della prima fase – quella diocesana– del percorso sinodale voluto dal Papa a livello internazionale, destinato a chiudersi nell'ottobre 2023.

Un lavoro all’insegna della trasparenza, prioritaria per il neo presidente dell’episcopato, il cardinale Matteo Zuppi, reso possibile dall’ascolto della base, anche se, ammettono gli stessi vescovi, questo è rimasto confinato principalmente alle parrocchie e al contempo  “non sono mancate incertezze e perplessità“ che ne hanno rallentato l'avvio. Ascoltare, accogliere, relazioni, celebrare, comunicazione, condividere, dialogo, casa, passaggi di vita e metodo: sono i dieci nuclei attorno ai quali sono state organizzate le riflessioni scaturite dalle 225 diocesi. Disamine alte che in buona parte necessiterebbero di essere tradotte in proposte concrete, senz'altro più evidenti nei corrispettivi report pubblicati dagli episcopati di Francia e Spagna. Paesi in cui è più marcato lo spirito polemico e battagliero nei confronti dell'istituzione cattolica. 

Dal canto loro i cattolici italiani chiedono di crescere nell’ascolto dei giovani, delle vittime degli abusi sessuali e di coscienza come di tutte le ingiustizie. Stigmatizzano il clericalismo e lo scollamento fra la pastorale e la vita reale. Si preoccupano per la solitudine dei preti, ma li spronano anche a essere ’maestri di relazione’, a camminare insieme agli altri. Quanto alla messa, di fronte a ’liturgie smorte’ o ridotte a spettacolo, si avverte l’esigenza di recuperare sobrietà e decoro in una Chiesa immersa dentro un mondo, dove “per molti il Vangelo non serve a vivere“.

A riguardo resta diffusa nella base la percezione di una comunità che trasmette “l’immagine di un Dio giudice più che del Padre misericordioso“, nonostante cresca la convinzione fra i cattolici che passa da un linguaggio non discriminatorio e meno rigido - non da altro - la chiave per parlare a chi è in ricerca. E per armonizzare la Chiesa in uscita, d’impronta bergogliana’ con ’una Chiesa che sa far entrare’ anche i feriti nell’anima, dai divorziati ai carcerati. In altri termini, si invoca un clima di corresponsabilità e trasparenza capace di far sentire la comunità ecclesiale “una casa“. E non, per dirla con lo stesso report, un ambiente con “dinamiche più simili a quelle di un contesto settario o di un fan club“, come spesso viene percepita ancora la Chiesa.