Simon Gautier, denuncia choc del 118. Indietro di dieci anni

L'accusa del capo Balzanelli: "Non abbiamo mezzi per la geolocalizzazione"

Recupero del corpo di Gautier

Recupero del corpo di Gautier

Taranto, 20 agosto 2019 - Mario Balzanelli, 54anni,medico, presidente nazionale del 118, che dirige anche a Taranto. Siamo in ritardo con la tecnologia salva-vita. "Aspettiamo dal 2009 la geolocalizzazione automatica del chiamante. L’Italia ne ha sancito l’obbligo, nella Gazzetta ufficiale del 6 febbraio 2010 è scritto chiaro, con l’evidenziatore. Tutte le centrali operative dovevano essere dotate di questo sistema".

Mario Balzanelli
Mario Balzanelli

AML, advanced mobile location. Fa partire un sms automatico dallo smartphone di chi chiede aiuto, con le coordinate del luogo. "Gravissimo che tutto questo sia stato disatteso. C’è un mancato adempimento da parte dello Stato".

Perché in dieci anni non è successo nulla? "Non lo sappiamo, ce lo chiediamo anche noi. Vorremmo capire perché si è aspettato di dover attuare l’112 (uno-uno-due, ndr), il numero unico europeo dell’emergenza, per discutere di una geolocalizzione che l’Italia non ha".

Gli altri invece sì. "In Francia ad esempio il sistema è pienamente operativo. Se il turista morto in Cilento fosse caduto in una scarpata nel suo Paese, sarebbe stato individuato e soccorso in tempi rapidissimi".

Si poteva salvare. "Se le lesioni riportate nella caduta non fossero state incompatibili con la vita, avrebbe avuto senz’altro possibilità concrete di farcela".

Intanto il numero unico è operativo sostanzialmente in otto regioni. "L’attivazione sta procedendo a macchia di leopardo. Ma la normativa europea precisa che deve affiancare gli altri, non sostituirli come invece sta avvenendo da noi".

Conseguenze? "Il modello dell’112 sostitutivo impone di realizzare centrali uniche di risposta. Quindi paghiamo di più in software e personale per metterci il doppio degli altri, per avere prestazioni più rallentate e perdere vite umane. Non si può sentire. È un paradosso irricevibile. Un errore marchiano".

Ostile al numero unico? "Assolutamente no, come tutti i cittadini voglio che ci sia. Però chiedo di cambiare modello. Una cosa sono i turisti. Ma io italiano non ho bisogno di chiamare prima il 112 e poi il 118, se posso rivolgermi direttamente al secondo e guadagnare tempo".

La governance. "Bisogna rivedere anche quella. Il numero unico non può dipendere solo dal ministero degli Interni, se sette telefonate su dieci riguardano la sanità".

Quante chiamate riceve il 118 in un anno? "Almeno 10 milioni, gli interventi sono la metà. Numeri sempre in crescita. Perché il cittadino sa che risponde sempre qualcuno e che impegna le migliori energie per toglierti dai guai. A dirla tutta, si tende a chiamare anche quando non c’è pericolo di vita".

Disastri come Rigopiano dimostrano anche l’opposto. Chi risponde a un numero d’emergenza in pochi secondi ha in mano la tua sorte. Occorre una grande formazione per non sbagliare. Il 118 per legislazione nazionale, decreto del ’92, vede rispondere per lo più infermieri addestrati e provenienti da reparti di area critica: rianimazione, terapia intensiva, pronto soccorso...".

Lo stress può depistare? "Siamo sicuramente bombardati da richieste inappropriate, da un’utenza particolarmente aggressiva. Abbiamo le sorprese più spiacevoli dalle telefonate che sottovalutano il problema".

Quanto costa il 118? "L’1,5% della spesa sanitaria nazionale. Risibile. Pensare che è il sistema salvavita".