Martedì 30 Aprile 2024

Sì allo stato di emergenza, Conte nel mirino

Il premier annuncia la volontà di prorogare i poteri speciali fino al 31 dicembre. Attacchi da opposizione e alleati, il dietrofront: andrò in Parlamento.

Migration

di Ettore Maria Colombo

Il Coronavirus preme, a settembre forse arriverà la seconda ondata. Forse serviranno nuovi, anche se selettivi, lockdown, la Protezione civile, magari ri-chiudere le scuole. E, in casi estremi, sospendere le elezioni. Amministrative, regionali e, ove mai se ne sentisse il bisogno, politiche. Ergo, è stato il ragionamento del premier e del ministro alla Salute, Speranza, servono di nuovo quei pieni poteri che solo un prolungamento dello stato di emergenza può consentire e che permettono di adottare i famigerati Dpcm.

"Ragionevolmente ci sono le condizioni per proseguire lo stato di emergenza da Coronavirus dopo il 31 luglio", ha confermato ieri, da Venezia, Conte. Pd, LeU e M5s si sono detti favorevoli, Iv scettica. L’ipotesi, già circolata in Parlamento, è di una proroga dello stato di emergenza nazionale (varato il 31 gennaio, doveva concludersi il 31 luglio 2020) al 31 dicembre. Le parole di Conte hanno fatto imbufalire le opposizioni (per la Lega "è una porcata") e creato un caso politico anche dentro la maggioranza. Italia Viva si dice intenzionata a chiedere a Conte di "venire in Parlamento". Ma fonti di Palazzo Chigi, in serata, assicurano che "si tratta di una decisione non ancora presa". Dall’Olanda, reduce dall’incontro sul Recovery fund con il premier Rutte, Conte ha chiarito: "Mai detto che la decisione era già presa. Non c’è dubbio che discussioni del genere devono essere portate all’attenzione del Parlamento, come sempre è stato fatto. E così sarà". In realtà, il vero, primo, e formale stop al premier era già arrivato dal Pd, attraverso il Comitato per la legislazione. Commissione sui generis della Camera, priva di omologhi al Senato, composta da otto membri (4 di maggioranza e 4 di opposizione), "aveva già", spiega il suo vicepresidente, il dem Stefano Ceccanti (presidente ne è la leghista Maura Tomasi), "chiesto al governo" non solo di "venire subito in Parlamento a riferire" ma gli aveva anche, e caldamente, suggerito di non prendere una decisione così grave e importante con un Dpcm, ma di farlo con un decreto legge che le Camere possono, non devono, convertire in legge.

Morale, il Pd ci prova, come sempre, a metterci una pezza a colori rispetto all’ennesima fuga in avanti di Conte, come già sull’uso e abuso dei Dpcm (che, dal decreto Covid in poi, il governo deve prima comunicare al Parlamento).