Giovedì 9 Maggio 2024
DAVID
Cronaca

Segre nel segno della riconciliazione "L’Italia ha scelto, lavorate insieme"

Il discorso d’apertura della senatrice più anziana, sopravvissuta ai campi di concentramento

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di David

Allegranti

Il Papa. Sergio Mattarella. Giorgio Napolitano. Piero Calamandrei. Giacomo Matteotti. La Shoah. La Costituzione. Il pantheon di Liliana Segre, ieri presidente del Senato per l’apertura della XIX legislatura prima dell’elezione di Ignazio La Russa (senza i voti di Forza Italia), in un discorso alto, molto applaudito, e che definire istituzionale sarebbe persino riduttivo. Equilibrato nella sua fermezza e senza sconti sui valori non negoziabili, ma senza movimentismi sterili. Sarà che lei l’orrore l’ha vissuto per davvero e forse proprio per questo è poco incline nel berciare allarmi per la tenuta democratica. L’esempio e la memoria sono sufficienti, o almeno dovrebbero esserlo. L’esempio della Storia, nella sua tragedia ma anche nella grandezza del lascito per le future generazioni. Il ricordo di ciò che è stato affinché non si ripeta. "Dare l’esempio non vuol dire solo fare il nostro semplice dovere, cioè adempiere al nostro ufficio con disciplina e onore, impegnarsi per servire le istituzioni e non per servirsi di esse", ha detto Segre: "Potremmo anche concederci il piacere di lasciare fuori da questa Assemblea la politica urlata, che tanto ha contribuito a far crescere la disaffezione dal voto, interpretando invece una politica alta e nobile che, senza nulla togliere alla fermezza dei diversi convincimenti, dia prova di rispetto per gli avversari, si apra sinceramente all’ascolto, si esprima con gentilezza, perfino con mitezza".

Il Parlamento insomma non è un talk show dove si bercia, non c’è l’applausometro, non c’è audience. Lo scontro politico esiste ma comprende dei limiti. Una grande lezione di Segre nell’epoca della Politica dell’inciviltà, per citare il recente libro di Sara Bentivegna e Rossella Rega pubblicato da Laterza. "Le elezioni del 25 settembre hanno visto – come è giusto che sia – una vivace competizione tra i diversi schieramenti che hanno presentato al Paese programmi alternativi e visioni spesso contrapposte. Il popolo ha deciso: è l’essenza della democrazia. La maggioranza uscita dalle urne ha il diritto-dovere di governare; le minoranze hanno il compito altrettanto fondamentale di fare opposizione. Comune a tutti deve essere l’imperativo di preservare le istituzioni della Repubblica, che sono di tutti, che non sono proprietà di nessuno, che devono operare nell’interesse del Paese e devono garantire tutte le parti", ha detto Segre, che però ha messo un paletto (diremmo una trave) nel cuore della maggioranza meloniana, che vorrebbe modificare la Costituzione secondo progetti presidenziali che saranno attentamente seguiti da Marcello Pera, ex presidente del Senato nella florida stagione berlusconiana, oggi eletto con Fratelli d’Italia: "Il popolo italiano ha sempre dimostrato grande attaccamento alla sua Costituzione, l’ha sempre sentita amica. In ogni occasione in cui sono stati interpellati, i cittadini hanno sempre scelto di difenderla, perché da essa si sono sentiti difesi. Anche quando il Parlamento non ha saputo rispondere alla richiesta di intervenire su normative non conformi ai principi costituzionali – e purtroppo questo è accaduto spesso – la nostra Carta fondamentale ha consentito comunque alla Corte costituzionale e alla magistratura di svolgere un prezioso lavoro di applicazione giurisprudenziale, facendo sempre evolvere il diritto".

Naturalmente anche la Costituzione "è perfettibile e può essere emendata, come essa stessa prevede all’articolo 138. Ma consentitemi di osservare che, se le energie che da decenni vengono spese per cambiare la Costituzione, peraltro con risultati modesti, talora peggiorativi, fossero state invece impiegate per attuarla, il nostro sarebbe un Paese più giusto e anche più felice". La Russa ha preso appunti.